sabato 14 aprile 2018

GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE. (decima parte)

Dopo aver esaminato alcuni aspetti dell’assistenza socio-sanitaria a livello territoriale ed aver rilevato una sostanziale mancanza di analisi e di dibattito sui problemi, sostituita da una costante e veemente polemica partitica incentrata su singole disfunzioni e/o carenze, passiamo ora a verificare alcune problematiche emergenti dall’articolazione territoriale del Distretto socio-sanitario n. 19 Val di Magra, prendendo ad esempio i tre Comuni (Luni, Castelnuovo M. e Ameglia) che danno vita all’Ambito sociale n. 67.
Fin dal 2006 (legge regionale 24/5/2006 n. 12) è stato impostato in Liguria un sistema integrato di servizi sociali e sociosanitari e, in tal senso, sono stati definiti gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) al fine di programmare e gestire l’organizzazione dei servizi sociali di base, per una popolazione pari ad almeno 10.000 abitanti, destinatari da parte di ogni Distretto Sociosanitario, del cofinanziamento regionale per sostenere la rete dei servizi sociali; l’ATS è altresì un punto decentrato delle attività proprie del Distretto sociosanitario.
La normativa attualmente in vigore stabilisce per l’ATS una importante funzione di presidio territoriale, cioè dovrebbe rappresentare: “la sede di accesso alla rete locale di interventi e servizi sociali e può rappresentare anche il punto decentrato delle attività sociosanitarie”,  provvedendo alla erogazione “delle prestazioni sociali di base di informazione, consulenza, servizio sociale professionale, assistenza domiciliare, sostegno socio-educativo, aiuto personale e familiare, attraverso l'Unità Operativa Multiprofessionale in cui sono presenti competenze psicosociali, educative e amministrativo-contabili”.
L’ATS ha, dunque, funzioni assai importanti nell’erogazione delle prestazioni sociali di base, prestazioni assai varie e articolate, ma che possono essere ricomprese in tre grandi categorie: a) interventi di servizio sociale professionale (informazione, consulenza, percorsi di orientamento, attività di supporto ed accompagnamento); b) interventi a sostegno della persona e del nucleo familiare (ad esempio: assistenza economica e domiciliare; permanenza nel proprio domicilio; affido familiare e a tempo parziale; sostegno socio-educativo; centri diurni polivalenti; interventi di socializzazione; inserimenti di minori, anziani, persone svantaggiate e disabili in strutture residenziali e semiresidenziali); c) attività di prevenzione e recupero sociale (ad esempio: inserimento occupazionale e socio-lavorativi protetti; promozione del tempo libero).
Per quanto riguarda i tre comuni di Ameglia, Castelnuovo Magra e Luni costituenti l’ATS n. 67 (facente parte del Distretto sociosanitario n. 19 Val di Magra) l’esercizio delle funzioni sociali di base è attualmente gestito in forma associata mediante una convenzione approvata alla fine del 2014 e recentemente prorogata di ulteriori tre anni (con scadenza quindi nel 2021) senza apportare modifiche in quanto “non sono effettivamente pervenute richieste di modifica e/o integrazioni da parte dei Comuni interessati.
La mancanza di valutazioni sul funzionamento di questa triennale esperienza di gestione associata dei servizi sociali è incauta, in perfetta continuità con il modo assai sbrigativo con cui fin dall’inizio è stata impostata questa forma associativa di erogazione del servizio.
Infatti, occorre ricordare come in occasione della approvazione della convenzione, nel corso della discussione nel Consiglio Comunale castelnovese del 22/12/2014, erano state sollevate vivaci critiche da parte dei consiglieri Mazzi e Baracchini; ne sintetizziamo qui solo alcune incentrate:
a)      sulla genericità con cui è stata scelta la forma associata ritenuta aprioristicamente e senza alcuna dimostrazione: “una valida soluzione (…) in quanto assicura una migliore qualità del servizio, una gestione uniforme sull'intero territorio interessato ed un contenimento dei costi relativi”;
b)      sulla indeterminatezza della “programmazione congiunta” dei servizi sociali dei tre Comuni, nonché sul “coordinamento dei servizi sociali con i servizi sanitari della ASL e con altri interventi ed attività sociali presenti nel territorio”;
c)      sulla indefinitezza degli elementi di base del servizio (risorse umane e finanziare impiegate, tipologia utenti da servire, standard qualitativi del servizio, ecc.), derivante dall’assenza di una precisa analisi della situazione socio-sanitaria e dei bisogni presenti nella popolazione;
d)     sull’illegittimità di prevedere la delega alla Conferenza di Ambito di “approvare il Piano delle Attività dell'Ambito Territoriale Sociale”, espropriando così i consigli Comunali della loro funzione di indirizzo, ma soprattutto evidenziando che prima si fa la convenzione, poi si decide a cosa serve tale convenzione (assurdo!!!);
e)      sulla irregolarità del demandare ad elementi tecnici o a personale esterno le decisioni su come deve essere svolta l’azione socio-assistenziale, mentre il Consiglio Comunale democraticamente eletto è di fatto privato di tale potestà;  
f)       sull’assurdità di prevedere un “Collegio di Vigilanza” composto dagli stessi Sindaci, i quali sono anche membri della Conferenza di Ambito, cioè sono i controllori di se stessi.
Insomma, fin dall’inizio i servizi sociali erogati nell’Ambito n. 67 sono stati organizzati in modo nebuloso, la loro organizzazione è “autoreferenziale”, privi di elementi programmatici in quanto non sono definiti né i bisogni, né sono trasparenti le risposte e il grado di soddisfazione raggiunto.
Devono essere ben chiari due aspetti: non si vuole in alcun modo mettere in discussione a) la quotidiana attività e prestazione dei servizi in favore dei cittadini; b) né la professionalità degli operatori e il loro impegno; semmai, si vuole tutelare sia il lavoro svolto, che il personale su cui cade di fatto l’onere del buon funzionamento di servizi organizzati in modo maldestro.
L’attenzione critica è rivolta solo all’approssimazione e alla superficialità con cui politicamente sono state decise le modalità organizzative della gestione associata dei servizi sociali. Conseguentemente, desta meraviglia come in occasione della decisione di prorogare la validità della convenzione del 2014 non sia stata avvertita alcuna necessità di un ripensamento dell’organizzazione del servizio e di una verifica sulla sua effettiva capacità di rispondere alle necessità della popolazione.
Queste lacune sono ancora più gravi perché arrivano dopo la chiusura di altre esperienze associative messe in campo dai comuni interessati. Per esempio, i due Comuni di Castelnuovo Magra e di Luni hanno chiuso in questi ultimi mesi diversi servizi associati: di segreteria comunale; dei vigili urbani, dell’amministrazione generale, della gestione finanziaria, del SUAP (sportello unico attività produttive), del commercio, dei servizi sociali/educativi/culturali.
Questi ripetuti fallimenti del tentativo di esercitare in forma associata alcuni servizi tra i due Comuni di Castelnuovo Magra e di Luni avrebbero dovuto già da tempo far riflettere i rispettivi Amministratori Comunali, in particolare sia sulla velleità del progetto di fusione messo in campo nel 2013/14, che sulla loro reale volontà e competenza a organizzare i servizi comunali per aumentarne l’efficienza e l’efficacia amministrativa in un quadro di necessari risparmi economici.
Invece, è sorprendente la costanza con cui questi Amministratori affrontano con superficialità, indeterminatezza, genericità e in totale assenza di progetti e di programmazione queste problematiche organizzative, dimostrando di aver imparato poco dai ripetuti fallimenti e dallo spreco di risorse pubbliche.
Eppure, l’associazione di servizi tra più comuni è uno dei modi che i Comuni hanno a disposizione per tentare di aumentare le prestazioni in favore dei cittadini, riducendone i costi; non è sbagliato dunque lo strumento, è scorretto il modo con cui le tre Amministrazioni Comunali di Ameglia, Castelnuovo Magra e Luni hanno impostato questa soluzione organizzativa.
In conclusione, il problema di fondo resta la capacità di svolgere una effettiva programmazione, cioè di organizzare una attività o un servizio secondo un programma che tenti di risolvere i problemi emersi da puntuali analisi, dopo un necessario confronto con gli utenti e gli operatori del settore, abilmente schematizzati ed elaborati al fine di pensare creativamente alle possibili soluzioni, queste ultime espresse in un progetto chiaro ed accurato, basato su di un modello organizzativo, su tempi prestabiliti e sull’individuazione delle risorse necessarie per realizzarlo … questo è proprio quello che manca!
Luigi Einaudi ricordava come occorresse sempre “conoscere per deliberare”, poiché in caso contrario si rischia di “pestare l’acqua nel mortaio …”.
Euro Mazzi

 
PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.

Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO:  QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
 
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI

Altri post su questi argomenti:
1)  SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2)  SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3)  SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4)  LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5)  LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6)  CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
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-     UNA CONVENZIONE SUPERFICIALE, IL RISCHIO DI UN FLOP SUI SERVIZI SOCIALI: QUI
-     APPROSSIMAZIONE AMMINISTRATIVA NELLA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI: QUI
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