martedì 2 gennaio 2018

ACAM/IREN: “OSCURANTISMO E MIOPIA” … (nona parte)

Oggi si delibera in merito alla fusione per incorporazione delle società del Gruppo con un soggetto “industriale” più grande; in poche parole si deve decidere di mettere la parola “fine” alla storia di Acam 
Si tratta di un “passaggio” importantissimo, poiché nel bene o nel male Acam ha seguito l’evolversi economico dell’intera Provincia e ne ha segnato la sua evoluzione; Acam si è da tempo occupata di servizi essenziali per la comunità (acqua, gas, rifiuti, ecc.), ha sviluppato forti sinergie con altre aziende del luogo (indotto) ed ha impiegato oltre un migliaio di dipendenti.
Per colpa di chi ha governato Provincia e Comuni negli ultimi 15 anni, cioè del PCI/DS/PD, Acam è sprofondata in una forte crisi economica-finanziaria sfociata nel ricorso alla procedura concorsuale di “ristrutturazione del debito”, con accordi omologati in data 19/7/2013 dal Tribunale di La Spezia.


Acam ha ottenuto, però, negli anni 2014-2016 un miglioramento economico e finanziario conseguito non solo con la vendita di partecipazioni (Acam Gas e Acam Clienti) e di beni, ma anche con riduzione di costi e miglioramenti gestionali e, soprattutto, mettendo in secondo piano le ingerenze “partitiche”, evidenziando così che la strada giusta era stata iniziata e poteva/doveva proseguire con più intensità … ma ora le urgenti necessità “partitiche” spingono verso l’incorporazione.
In questo contesto, l’importanza di questa incorporazione non pare essere stata colta in modo sufficiente: mancano analisi di merito e il dibattito è scarso, i tempi sono stati volutamente ristretti e la documentazione rilasciata è alquanto scarsa e poco comprensibile.
Risulta evidente che questo atteggiamento non è casuale, ma fortemente voluto proprio per evitare polemiche e lacerazioni interne specie nel PD, già lacerato dalla lotta interna per il potere sia a livello locale che nazionale, senza dimenticare che il Comune di Spezia, socio più importante di Acam andrà fra qualche mese alle elezioni.
A giugno 2016 il Gruppo Iren aveva recapitato ad Acam una manifestazione d'interesse, cioè una disponibilità ad essere invitati a partecipare ad una gara per l’aggiudicazione di un progetto di incorporazione.
Nelle successive tre assemblee dei sindaci soci di Acam tenutesi tra giugno e novembre 2016 è stato dato mandato all’Amministratore Unico Garavini di predisporre un piano di fattibilità sulla ipotesi di incorporazione collegato ad un Piano Industriale e ad una valutazione economica del gruppo da porre alla base della gara.
L’allegato n. 1 e 2 alla delibera oggi in discussione non è il Piano Industriale, ma un riassuntino di 37 pagine a cui vanno aggiunte altre 6 pagine sulla valutazione economica (rispetto ad un elaborato di oltre trecento pagine) e questo rappresenta una grave irregolarità, poiché i consiglieri votano senza conoscere bene la dettagliata e articolata proposta posta alla base del Progetto di aggregazione e quindi della delibera. Questa irregolarità espone questa delibera a eventuale ricorso di terzi per annullarla per manifesta incompletezza di allegati che fanno parte integrante della delibera stessa.
Da un punto di vista politico questo “oscurantismo” rappresenta la volontà di non divulgare e rendere pubblici alcune problematiche che sono invece palesi nel Piano Industriale completo; insomma i Consiglieri non conoscono i termini effettivi del Progetto a cui la delibera di oggi fa riferimento; quindi non sono nella condizione di deliberare con “un voto consapevole”; insomma l’approccio a questa problematica assai importante avviene sulla base di una “sintesi informativa” assai accentuata e poco chiara e con un’ampia delega valutativa alla dirigenza di Acam.
Inoltre, se non esiste un vero e proprio conflitto di interesse, a noi pare poco opportuno che il coordinamento della proposta di incorporazione sia stata affidata alla società PricewaterhouseCoopers (PWC) che risulta anche essere la società incaricata della revisione legale e contabile di Iren.
Il Gruppo Acam è stato valutato circa 58 €milioni, valore che viene posto alla base della gara per determinare l’offerta economica di chi intende aggiudicarsi l’acquisto del Gruppo, ma anche indicativo per determinare il prezzo di “conversione o di concambio” delle quote di proprietà dei singoli soci. Trattandosi di una fusione per incorporazione (cioè Iren assorbe Acam) i soci di Acam avranno diritto ad avere un determinato numero di azioni di Iren (ammesso che sarà Iren ad aggiudicarsi la gara).
Ma quali sono le reali motivazioni che stanno spingendo i Sindaci che si riferiscono al PD spezzino verso l’incorporazione del Gruppo Acam in Iren?
Nella delibera si prende in considerazione la sola ipotesi della “fusione per incorporazione” in grado di permettere e garantire: “il permanere della partecipazione del Comune della Spezia, nonché degli altri enti locali soci di ACAM, nel soggetto risultante dalla stessa”. Quindi l’ipotesi dell’incorporazione è preferita perché permette di possedere le nuove azioni e poter così entrare nella “governance” dell’incorporante, cioè nei delicati e dinamici equilibri tra soci pubblici (i comuni e quindi i sindaci riferibili ai partiti) e privati (i quali mirano a massimizzare i profitti) che controllano l’assemblea dei soci e, conseguentemente, le linee strategiche e la “politica” mindustriale dell’incorporante.
Nella delibera si fa esplicito riferimento ai “patti di sindacato” che permettono un controllo “partitico” sull’assemblea dei soci. In Iren ci sono già due "Patti di Sindacato" stipulati in data 9/5/2016, tra il socio Finanziaria Sviluppo Utilities Srl (50% del Comune di Torino e 50% di Genova) e altri 64 Soci Pubblici Emiliani rappresentanti del 53,94%; l’altro tra i 64 (ora 70) Soci Pubblici Emiliani guidati dal Comune di Reggio Emilia. Questi patti tendono ad assicurare un'unità di comportamento e una disciplina delle decisioni, cioè hanno fino ad oggi assicurato un controllo partitico attraverso i sindaci (fino al giugno 2016 in maggioranza riferibili ad uno stesso partito, cioè il PD).
In tal senso, risulta evidente come la recente elezioni nel giugno 2016 del sindaco M5S Appendino al Comune di Torino (uno dei più importanti soci di Iren) e quello precedente di Pizzarotti a sindaco di Parma hanno messo a dura prova questo controllo “partitico”, che si è evidenzia per esempio nella gestione dell’elevato debito del Comune di Torino verso Iren (pare circa 190 milioni ereditati dalla Appendino grazie al suo predecessore Fassino del PD).
Né va dimenticato che i Comuni di Parma, Genova e La Spezia vanno al voto proprio nel maggio 2017 e l’esito di queste elezioni potrebbero riflettersi anche sulla “governance” di Iren e con notevoli conseguenze.
Queste brevi considerazioni fanno capire l’importanza degli equilibri “partitici” all’interno dell’assemblea dei soci e conseguentemente sulla “governance” di Iren e spiegano la fretta dei sindaci targati PD spezzini e l’oscurantismo della delibera: occorre far presto e mettere al sicuro l’operazione di incorporazione di Acam.
Insomma, Iren ha una dimensione e una articolazione territoriale molto più ampia rispetto a quella prettamente provinciale di Acam, i problemi di “governance” sono molto più complicati e anche molto più “lontani” rispetto ai bisogni espressi dai singoli territori, soprattutto prendono il sopravvento le necessità e le prospettive finanziarie rispetto alle “spicciole” e quotidiane necessità.
Attualmente i vari soci pubblici (Comuni) controllano il 53,94% delle azioni con diritto di voto, ma questa situazione è, però, in continua evoluzione, poiché alcuni Comuni per far fronte alle loro situazioni finanziarie deficitarie devono “fare cassa” e la vendita di azioni Iren rientra tra le possibili soluzioni (come ha fatto per esempio il Comune di Parma). Infatti, in data 9/5/2016 è stata approvata la modifica allo statuto sociale di Iren con l'introduzione nella governance societaria del cosiddetto “voto maggiorato” (cioè alcuni voti varranno il doppio) limitatamente ad alcune questioni.
Scopo ufficiale di questo “voto maggiorato” è favorire la fidelizzazione e la stabilizzazione dell'azionariato, ma in realtà permette di abbassare la quota pubblica sotto al 51%, scendendo fino al 40%, cioè di fatto si da il via ad una privatizzazione strisciante di Iren, con la conseguenza della perdita del legame con il territorio e con gli interessi per le città e i cittadini, esaltando conseguentemente le logiche prettamente economiche e finanziarie.
Inoltre, si dubita fortemente sulla effettiva capacità dei Comuni (singolarmente o raccolti nel "patto di sindacato") di esercitare un “controllo pubblico” su una società così “grande” come è il gruppo Iren; di fatto il controllo è solo formale e superficiale limitato alla nomina dei manager e alle linee strategiche di fondo. Non va dimenticato che accanto ad una maggioranza pubblica del 53% vi è già oggi una fetta consistente di azioni che è nelle mani di soci/investitori privati.
Soprattutto occorre tener presente che il controllo pubblico è il frutto della somma di tante quote possedute da una miriade di Comuni grandi e piccoli, i quali sono soggetti a elezioni (normalmente ogni 5 anni) con il “rischio” di una modifica dei propri assetti (cambio di sindaci e di maggioranze).
Molti servizi gestiti da Iren sono “in house” (cioè assegnati senza gara pubblica) che presuppongono l’esistenza di un “controllo analogo” che i Comuni interessati di fatto non esercitano, né sono in grado di poter svolgere.
In sostanza, i vari sindaci di fatto non hanno il “controllo effettivo” di Iren; oramai le decisioni “operative e gestionali” sono totalmente in mano ai manager aziendali che tengono “doverosamente” attenzione alle esigenze del mercato e degli operatori e analisti di Borsa.
Ecco quindi che limitarsi ad indicare la mera quota del 51% di controllo pubblico risulta essere un criterio del tutto inadatto, fuorviante e anacronistico per realtà così grandi come è appunto Iren.    
I dubbi aumentano quando si entra nel merito della proposta industriale derivante dall’incorporazione.
Nel 2015 Iren ha avuto 2.094 €/M di ricavi (rispetto ai 124 €/M di Acam), conseguendo utili per 140 €/M (rispetto ai 2,6 €/M di Acam) è, quindi, una realtà nettamente più grande e con risultati migliori. Iren presenta però un elevato livello di indebitamento di circa 2,1 miliardi anche se in riduzione di circa 117 milioni rispetto al 2014.
Il Piano industriale di Iren (2015-20) prevede nuovi investimenti (circa 1,8 miliardi), ma anche il calo dell’indebitamento attraverso una forte riduzione di costi con l’avvio sia di un progetto operativo di razionalizzazione e accentramento della struttura societaria di Gruppo, sia con un aumento dell’efficienza e dei risparmi interni alle società del Gruppo.
Insomma, se Iren possiede le caratteristiche “dimensionali” idonee a incorporare il Gruppo Acam, le peculiarità del Gruppo con sede a Reggio Emilia (53% in mano a molti enti pubblici), nonché la presenza di alcune problematiche (indebitamento elevato, processo di razionalizzazione in corso, necessità di forti riduzione dei costi) imporrebbero una valutazione attenta dell’operazione di incorporazione messa ora alla delibera dei Consigli Comunali.
La delibera prevede di richiedere al “soggetto incorporante” di impegnarsi per un periodo di tempo ben determinato (massimo 5 anni) verso i lavoratori di Acam per mantenere “gli attuali livelli occupazionali, il superamento degli esuberi e il riconoscimento degli accordi sindacali”, ma non tengono presente la situazione attuale di Iren che ha appena disdettato i circa 200 contratti integrativi, per mirare all’integrazione e armonizzazione e alla riduzione del costo del lavoro per i circa 6.000 dipendenti del Gruppo.
Dunque, in questo contesto le garanzie rilasciate ai lavoratori non possono essere considerate come impegni effettivi: trascorso un certo periodo di tempo anche i lavoratori “spezzini” dovranno accettare l’omogeneizzazione normativa e la riorganizzazione aziendale e, probabilmente, affrontare il nodo di nuovi probabili esuberi. 
Stesso discorso sul mantenimento di un "presidio territoriale spezzino" per almeno 5 anni dato il contesto di ristrutturazione organizzativa di Iren è prevedibile che ben presto questo presidio territoriale spezzino venga riassorbito nella struttura di Iren e sostituito con semplici uffici.
Idem per le garanzie verso i cittadini di sollecitare eventuali “minori impatti tariffari” dato che sia il Piano industriale di Acam che quello di Iren prevedono comunque continui adeguamenti tariffari in aumento sia per l’acqua che per la gestione dei rifiuti.
Insomma, le garanzie poste nella delibera appaiono “astratte” e poco aderenti alla realtà, sembrano mirare al consenso immediato di lavoratori e cittadini; sono invece garanzie concrete solo quelle avanzate per i Comuni-soci di Acam che riceveranno “effettive” azioni per entrare così nella “governace” di Iren e ottenere dei dividendi (assai vantaggiosi per le loro casse); ma gli utili eventualmente incassati dai Comuni deriveranno proprio dalle riduzioni dei costi e/o dall’aumento delle tariffe previsti nel Piano Industriale 2015-2020 e allora … prepariamoci già oggi al futuro rito ipocrita dei comunicati e degli ordini del giorno di “solidarietà” verso i lavoratori o i cittadini “colpiti” dalle inevitabili ricadute delle prossime ristrutturazioni organizzative.
In sostanza il Piano Industriale di Acam è incentrato sugli investimenti; infatti si afferma che elemento preponderante nella scelta “saranno maggiori investimenti” sia nel settore idrico che in quello ambientale, in quanto sono obiettivi oggi non raggiungibili per una ACAM da sola.
In realtà se si confrontano i dati del "Piano Base” con quello “Ottimizzato” si scopre che nel periodo 2017-2021 la differenza consiste in maggiori investimenti per 38.6 milioni e nella loro anticipazione (23.9 milioni realizzati negli anni 2018-2019). L’entità e la tempistica degli investimenti sono aspetti importanti, ma non tali da giustificare la fine di Acam e del suo presidio territoriale.
Sia Acam che Iren hanno non solo la necessità di ridurre i costi (specie quelli operativi e quindi anche il costo del lavoro), ma puntano su costanti aumenti tariffari proprio per permettere una redditività nonostante il pagamento di elevati oneri finanziari derivanti dai vecchi (e futuri) investimenti.
Quindi, sia il Piano industriale di Acam che quello di Iren prevedono (di fatto) ricadute pesanti sui cittadini (col mantenimento o l’aumento delle tariffe) e sui lavoratori (esuberi, riduzione costo), ma soprattutto mirano a mantenere il controllo territoriale dei servizi urbani (acqua, gas, elettricità, rifiuti, ecc.) attraverso gli affidamenti “in house” che permettono di non sottoporsi a gare con concorrenti esterni, mantenendo di fatto un “monopolio” e, conseguentemente, tariffe più elevate rispetto ad un mercato pienamente concorrenziale.    
Se è vero che “È necessario pensare a come reperire maggiori risorse finanziarie e competenze industriali, stanti le necessità di incremento dei livelli dei servizi come sopra prospettati”, altrettanto è vero che con l'incorporazione si mette definitivamente fine all’esperienza di Acam e soprattutto al suo radicamento nel territorio provinciale.
Con l’incorporazione di Acam si chiude una vicenda nata all’inizio del 2000 con la vuota prosopopea della “Grande Acam”, naufragata poi in un mare di debiti. Ma non dovrebbe finire solo Acam … sarebbe giusto “fare i conti” con una classe dirigente inadeguata (politici, manager, sindacalisti, imprenditori, ecc.) che hanno in questi anni “pontificato” e “prosperato” sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori di Acam … gli unici fino a oggi a pagare e che continueranno a pagare anche sotto Iren.

NB: Avevamo deciso di pubblicare questo discorso tenuto durante il Consiglio Comunale del 22/2/2017 (sulla delibera inerente "Indirizzi sulla prospettiva di aggregazione del Gruppo Acam") solo dopo l'esito della gara e dell'aggregazione per verificare se avevamo visto e compreso bene ... alla luce dell'accordo tra Acam e Iren stipulato in data 29/12/2017 si può dichiarare che complessivamente avevamo "PREVISTO" bene  ... ma si trattava di una facile profezia poiché BASTAVA LEGGERE E CAPIRE!!!
Discorso del 22/2/2017 letto per conto dei Consiglieri comunali: Euro Mazzi, Maria Luisa Isoppo, Francesco Baracchini e Giorgio Salvetti.


Sull’aggregazione di Acam nel Gruppo Iren vedere anche i seguenti post:
1) CON LA FUSIONE PER INCORPORAZIONE FINIRÀ ACAM …: QUI
2)  FAR INCORPORARE ACAM PER “ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI”: QUI
3)  ACAM/IREN … PERDERE TEMPO NELLA FRETTA DI DECIDERE: QUI
4)  AGGREGAZIONE ACAM/IREN: GARANZIE REALI O ASTRATTE?: QUI
5)  ACAM/IREN … PER FAVORE, NON DALLA PADELLA ALLA BRACE …: QUI
6) ACAM/IREN: NOTIZIE E PAURE FASULLE SULLA MANCANZA DI ALTERNATIVE: QUI
7) IL PERCORSO DELLA PROPOSTA DI AGGREGAZIONE ACAM IN IREN: QUI
8) L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA AGGREGATIVA DI IREN: QUI
 
 

 

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