Dopo
aver esaminato le questioni organizzative, economiche e patrimoniali dell’Asl5 Spezzino tentiamo di delineare alcuni
aspetti gestionali, con riferimento
principalmente all’assistenza ospedaliera e a quella territoriale, per
comprendere la complessità e l’articolazione delle problematiche dei servizi
offerti per soddisfare i bisogni di
salute degli assistiti, anche per riflettere sulla capacità/incapacità di operare nel rispetto dei vincoli derivanti
dalla “quantità” delle risorse
economiche a disposizione.
Il Presidio
Ospedaliero del Levante Ligure è costituito attualmente da tre ospedali (“Sant'Andrea” a La Spezia, “San
Bartolomeo” a Sarzana, “San Nicolò”
a Levanto, mentre quello del Felettino è
demolito per consentire la costruzione del nuovo ospedale nella stessa area);
si tratta di strutture che erogano prestazioni in regime di degenza ordinaria (con
443 posti letto ordinari, di cui: 14 a pagamento, 15 posti in disciplina lungodegenza,
7 riabilitativi , 13 di osservazione breve e 18 culle), di day hospital (con 37 posti letto) e day surgery (con 30 posti
letto), nonché prestazioni ambulatoriali specialistiche delle branche mediche e
chirurgiche. Il presidio presenta un dipartimento di emergenza di I° livello
che comprende due Pronto Soccorso (a Spezia e a Sarzana) e un punto di primo
intervento (a Levanto). Esistono poi due stabilimenti convenzionati: “Alma Mater” (con 11 posti letto ordinari
e 13 di day surgery) e “Don Gnocchi” (con 75 posti letto ordinari
e 8 di day hospital).
Riflettiamo su
alcuni aspetti
gestionali.
a)
I posti letto. Se si guarda la
distribuzione dei posti letto (vedere la tabella n. 1) emerge che gli ospedali
spezzini già nel 2016 avevano poche unità operative duplicate (ortopedia e
traumatologia, chirurgia e medicina generale presenti sia a Spezia che a Sarzana)
mentre i rimanenti reparti erano unici. Questa impostazione anticipa la “riorganizzazione”
delle rete ospedaliera che diventerà operativa con la costruzione del nuovo
ospedale del Felettino alla Spezia e con la successiva revisione funzionale
degli attuali presidi esistenti. Sottostante a questa “riorganizzazione” esiste
la convinzione che “unico e grande” sia la dimensione ottimale di un ospedale per
favorire un contenimento della spesa, il potenziamento dei servizi sanitari, la
riduzione dei tempi di attesa e la limitazione della mobilità passiva. In
realtà questa “riorganizzazione” potrà sicuramente cogliere alcuni aspetti di
maggiore efficienza, ma ne tralascia altri anche perché è stata sviluppata
sulla base di analisi non approfondite
che originano una programmazione
superficiale, spesso caratterizzata da previsioni cronologiche sbagliate per
tempi di realizzazione sempre più lunghi, ma soprattutto per la continua
lievitazione di costi e di “contenziosi legali”.
b)
Il nuovo
ospedale del Felettino. Non va dimenticato che il Piano Sanitario (sia quello 2009-2011 che quello attualmente in
discussione) è incentrato sulla "riorganizzazione
delle rete ospedaliera", che prevede a livello locale la costruzione del
nuovo ospedale al Felettino (ospedale che si svilupperà su un'area di 85 mila
metri quadrati, l’opera realizzata sarà di 54.645 metri quadrati, con 520 posti
letto, includendo anche altre attività come il dipartimento di emergenza, un
centro congressi, negozi e un ristorante, un investimento complessivo
ammontante a circa 175 €/milioni, di cui 119 finanziati dallo Stato, 59 dalla
Regione di cui circa 25 con cessione in conto prezzo della proprietà
dell’attuale ospedale S. Andrea). Giova qui ricordare che l’appalto del nuovo
ospedale del Felettino è stato assegnato (all’unico partecipante al bando
indetto da Ire Spa, controllata della Regione) all’ATI di imprese composta
dalla capofila Pessina Costruzioni, con Coopservice e Gruppo Psc, con
un’offerta di 131,8 €/milioni (prossima alla base d'asta di 133 €/milioni). Si
tratta di un appalto misto per progettazione esecutiva, demolizione
dell'attuale Felettino, la costruzione nello stesso sito del “Nuovo Ospedale
Sant’Andrea” (con ultimazione prevista per novembre 2020), l'accorpamento di
tutte le attività ospedaliere nel nuovo presidio, la sua gestione/manutenzione
impianti per i successivi 4 anni.
c)
La mobilità
passiva.
Eppure non mancano esempi che dovrebbero indurre a una maggiore riflessione. Un
esempio: lo spostamento del reparto di
“maternità” da Sarzana a Spezia ha sicuramente portato benefici in termini
di risparmio di costi per l’unificazione dei due precedenti reparti, ma al
contempo ha incentivato la “fuga” delle partorienti della Val
di Magra verso Massa (nel 2015-16 pare circa 900 parti fuori regione, con un
costo di circa 1,5 €/milioni). Del resto, uno dei problemi di fondo emergenti
dal bilancio dell’Asl5 Spezzino è proprio
il saldo negativo della mobilità per 49,4 € milioni, quale differenza tra
la mobilità attiva (14,6€/milioni) e quella passiva (64,0 €/milioni, di cui
infra regione per € 15.296.305,77 ed extra regione per € 48.714.238,66), che incide negativamente sul bilancio dell’Asl5
e dimostra la necessità di migliorare
l’attrattività del sistema sanitario spezzino (vedere tabella n. 2 e 3).
d)
Le liste di
attesa. La
mobilità passiva è, altresì, indotta dalle lunghe liste di attesa non solo
sulle visite specialistiche e sulla diagnostica, ma anche sulla chirurgia
(nonostante l’attivazione di sedute operatorie straordinarie e H12). Alcuni
sostengono che se non si risolvono i problemi della qualità della prestazione e
del contenimento dei tempi di attesa non si potrà mai ridurre il fenomeno della
mobilità passiva.
e)
L’effettiva
accessibilità alle cure. Se in generale è corretto il criterio della specializzazione
della vocazione delle strutture con concentrazione per omogeneità su un unico
ospedale (modello: “ospedali e
professionisti ad alti volumi”) esiste, però, il problema di assicurare una effettiva accessibilità alle
cure. Per esempio, il day hospital
oncologico (previsto inizialmente solo a Spezia) dopo l’emersione di criticità
e di lamentele per i disagi provocati ai malati della Val di Magra, dal mese di
febbraio 2016 sono stati attivati tre posti letto anche presso l’ospedale di
Sarzana (trattati n. 96 casi con 1.236 accessi) e a partire dal gennaio 2017
sono disponibili otto posti letto, al fine di garantire e migliorare la qualità
assistenziale a tutti i pazienti territorialmente interessati.
f)
Aspetti
statistici dell’attività ospedaliera. Nell’anno 2016 i casi trattati a livello
ospedaliero sono stati: - in regime ordinario 24.120 con 137.793 giornate di
degenza; - in regime diurno 5.473 con 24.188 accessi. Se si raffrontano i dati
relativi al periodo 2013-16 (vedere tabella n. 4) si nota una riduzione sia di
casi trattati che di giorni di ricovero; questa riduzione è da attribuire ad un
cambiamento del “setting assistenziale” (sviluppo di modalità erogative diverse
dalla degenza ordinaria con spostamento verso diurno e ambulatoriale) e quale
conseguenza dell’adozione di budget con obiettivi coerenti (sul
numero dei ricoveri e degli interventi), da raggiungere al fine di contenere la spesa sanitaria. Senza entrare nel merito
di una analisi dei molti indici oggi disponibili, possiamo osservare che in
linea generale in Asl5 il tasso di
ospedalizzazione nel periodo 2012-2016 registra valori superiori sia alla media regionale che nazionale; tuttavia,
scendendo al dettaglio dei ricoveri per patologie selezionate, in alcuni indici
si registra un andamento migliore. Per
ridurre il tasso di ospedalizzazione negli
ultimi anni la Regione Liguria ha assunto vari provvedimenti al fine di
adeguare questo indicatore agli standard nazionali, attraverso il progressivo potenziamento delle attività alternative al
ricovero ordinario e alla riduzione dei ricoveri impropri (vedere tabella n. 5) .
Alcune
osservazioni.
Nonostante
la centralità e l’importanza dei problemi riguardanti la sanità, il dibattito
politico è incentrato più sulle “polemiche” che sulla discussione su
quale dovrà essere l’offerta sanitaria
per i cittadini/pazienti, partendo dal presupposto che quella attuale costa
tanto e presenta molte insufficienze. Il dibattito sull’assistenza ospedaliera
non può essere limitato allo sterile
contrasto ideologico tra difesa del pubblico e la privatizzazione,
dimenticandosi poi che costruire un nuovo ospedale attraverso il project financing permette al vincitore
del bando di divenirne l’effettivo
gestore per almeno quattro anni, con la cessione in permuta del vecchio
ospedale.
Se
l’ospedale unico sarà un’infrastruttura con minori costi (per l’accentramento
dei reparti) e con maggiore sicurezza (rispetto ad esempio alla vulnerabilità
sismica), esiste però il problema della presenza sul territorio di servizi
sanitari idonei a rispondere alle necessità della popolazione.
Inoltre,
occorre pensare a come utilizzare le vecchie strutture ospedaliere, non solo
per la loro necessaria riconversione strutturale, ma soprattutto per riorganizzare
la medicina nel territorio (su cui dovrebbero gravitare i pazienti cronici, i
servizi diagnostici e di riabilitazione, evitando così di trasformare l’ospedale
unico come un contenitore di pazienti cronici), prevedendo una maggiore integrazione
ospedale-territorio (implementazione dell’attività ambulatoriale, potenziamento
dei reparti a media-bassa intensità, sperimentazione di nuovi modelli
organizzativi).
Insomma,
i “tagli” affinché non siano negativi devono essere razionali e funzionali
ad una idonea programmazione; solo in questo caso possono essere l’occasione per sviluppare nuovi presidi
d’assistenza per altre tipologie di servizi sanitari e per acquisire nuove
professionalità, aumentando il profilo occupazionale senza depotenziare
nulla ... dimostrando altresì che “si può fare di più
con meno risorse”.
Il
“viaggio esplorativo” nella sanità ligure
continua …
Euro
Mazzi
1) SANITÀ
LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4)
SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
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