Nel rendiconto 2020 la spesa del personale si è attestata a 115,3 €/milioni (€ +639.401 rispetto al 2019). Dal 2010 il costo del personale è in costante riduzione seppur con un andamento oscillante: con un minimo toccato nel 2013 (112,1 €/milioni) e un incremento massimo registrato nel 2010 con 117,1 €/milioni; peraltro, l’incidenza di questa voce sui costi di produzione è pari al 26,85% nel 2020, subendo lievi oscillazioni tra un punto massimo nel 2012 con il 27,13% e un minimo raggiunto nel 2011 con il 26,20%.
La spesa del personale ha avuto una media nel periodo 2010-2020 pari a 113,8 €/milioni e, dunque, il costo del personale nel 2020 ha subito un leggero incremento (dovuto probabilmente agli aumenti contrattuali e agli straordinari), nonostante la riduzione quantitativa di dipendenti: nel 2010 vi erano 2.222 occupati, nel 2014 erano calati a 2.195, mentre nel 2020 erano solo 2.143; il calo registrato rispetto all’anno 2010 è di -79 unità.
Nel 2020 su 2143 dipendenti con
contratto a tempo indeterminato presenti nell’ASL5 il 27,90% sono uomini e il 72,10%
sono donne; di questi dipendenti sono pochi coloro che ricorrono al part time (circa il 2,86%).
Alcune di figure
professionali nel periodo 2012/20 hanno subito evidenti riduzioni della spesa:
a) la figura del “dirigente medico” ha avuto una flessione
del -5,83%, passando in cifre
assolute da 41,6 €/milioni del 2012 a
39,6 €/milioni del 2020;
b) quella del “dirigente non medico” ha avuto un calo
del -8,07%, passando da 3,8 €/milioni del 2012 a 3,5
€/milioni del 2020;
c) le figure collegate
al “comparto professionale, tecnico e
amministrativo” hanno avuto un decremento del -4%, passando da 14,3
€/milioni del 2012 a 13,7 €/milioni
del 2020.
Altre figure professionali hanno invece registrato, nel medesimo periodo, un incremento della spesa:
d) quelle del “comparto sanitario” hanno segnato un ampliamento
di +10,84%, passando da 51,7 €/milioni a 57,3 €/milioni;
e) quelle dei “dirigenti altri ruoli” hanno avuto uno sviluppo
del +27,80%, passando da 1,1 €/milioni a 1,4 €/milioni.
Dal punto di vista numerico gli occupati nell’area sanitaria nel periodo
2014-2020 sono diminuiti di 8 unità,
quelli dell’area professionale di 1
unità, quelli del ruolo tecnico di 24
unità e quelle del settore amministrativo di 21 unità, per un totale di 54
unità.
Scomponendo questi dati aggregati si può osservare una riduzione
consistente della figura dei “medici/veterinari
sanitari” con un calo di ben -36 unità, mentre le varie figure del
comparto sanitario sono aumentate di 34
unità; invece, le figure professionali dell’area tecnica e amministrativa
sono diminuiti rispettivamente di -21 e
-19 unità.
Dal 2012 al 2020 ci sono state ben 814
dimissioni, di cui il 76,46% avvenute
per motivi di pensionamento, ma ci sono state altrettante riassunzioni per 793 unità; queste assunzioni provengono
per il 58,4% da concorsi e per il 32,4% da spostamenti da altri comparti
e da altre amministrazioni pubbliche; la differenza tra dimissioni e assunzioni
è dunque pari -21 unità.
Nel periodo 2012/2020, in conseguenza di dimissioni e di riassunzioni, c’è stato un cambio sostanziale nella composizione qualitativa dei dipendenti presenti dell’ASL5.
Infatti, ci sono più donne che uomini: l’occupazione femminile è passata
dal 69,66% del 2012 al 72,10% del 2020.
Il livello medio d’istruzione dei dipendenti dell’ASL5 è notevolmente aumentato: nel 2020 il 51,33% ha conseguito il diploma della
scuola media superiore e il 48,48%
possiede una laurea o ha svolto corsi di specializzazione, mentre nel 2015 il 57,28% aveva solo il titolo della
scuola dell’obbligo e i laureati erano il 21,84%.
Soprattutto c’è stato un evidente ringiovanimento: nel 2020 l’11,71% dei dipendenti ha un’età
anagrafica inferiore ai 35 anni, mentre nel 2012 erano il 2,37%; i dipendenti con un’età superiore ai 60 anni e, quindi,
prossimi alla pensione, sono il 27,16%
nel 2020, mentre erano il 26,44% nel
2012; la fascia di età 35-60 anni rappresenta il 61,13% nel 2020 (erano il 71,19%
nel 2012).
I dipendenti dell’ASL5 hanno un’anzianità di servizio più bassa rispetto al passato: nel 2020 il 29,26% dei dipendenti ha un’anzianità inferiore ai 10 anni, erano il 22,09% nel 2012; gli occupati con un’anzianità superiore ai 40 anni (quindi prossimi alla pensione) sono sostanzialmente stabili al 3,56%, ma negli anni 2015-2019 questa percentuale oscillava tra il 5,16% e il 4,49%, giustificando così il consistente fenomeno delle dimissioni per pensionamento avvenuto in questi ultimi anni.
Le assenze dei dipendenti sono state nel 2020 pari a 121.564 giornate (inferiore alla media di periodo di 122.426), ma occorre notare come le
assenze per malattia siano state 34.870
giornate che rappresenta la punta più alta rispetto alla media del periodo
pari a 25.679. Probabilmente,
l’aumento delle assenze per malattia è da mettere in relazione alla diffusione
del Covid-19; a queste assenze per malattia devono essere aggiunte quelle
derivanti da 2.297 giornate per
permessi connessi all’assistenza da Covid-19.
Tra le conseguenze della pandemia occorre registrare anche la caduta delle giornate dedicate alla formazione: rispetto a una media di periodo 2012-2020 di 4.440 giornate (un livello comunque basso perché corrispondente a circa 2 giornate per dipendente) nel 2020 vi sono state solo 780 giornate dedicate alla formazione.
In conclusione. Il costo del personale nel periodo 2010-2020 si conferma come una voce contabile sostanzialmente “sotto controllo”, con lievi oscillazioni dovute all’intrecciarsi di dimissioni e riassunzioni, aumenti contrattuali e incrementi per gli straordinari, nel contesto però di una costante riduzione di personale. Del resto, tutte le iniziative governative e i controlli sono stati indirizzati da anni verso il contenimento di questa voce contabile; ora però si cominciano ad avvertire gli errori derivanti da limitazioni eccessive e perduranti nel tempo; per esempio, mancano i medici, i tecnici e il personale specializzato, ma viene fatta anche poca formazione e l’aggiornamento dei dipendenti.
Semmai, a preoccupare dovrebbe essere la voce contabile “acquisto di beni e servizi da terzi”, perché nel 2020 ammonta a € 291.235.760 (con un’incidenza sui costi di produzione pari al 67,81%); questa voce ha registrato un costante incremento dal 2008 fino al 2018, con una leggere inversione di tendenza negli anni 2019-2020.
L’attuale emergenza pandemica ha evidenziato l’importanza di disporre di un
sistema sanitario pubblico efficiente ed
efficace, in grado di assicurare a tutti livelli adeguati di assistenza e
cura; anche per questo motivo va contrastata l’attuale tendenza verso una preoccupate riduzione del personale sanitario.
Euro Mazzi
PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute degli assistiti. Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI
3) ASL5 SPEZZINO: INVERSIONE DI TENDENZA?: QUI
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
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