In data 18/5/2017
è stata aggiudicata all’asta per un controvalore di € 768.499,00 la quota pari
al 98,42% (corrispondente al valore nominale di € 95.470,00) del capitale
sociale della società AUTOPARCO LA
SPEZIA Srl (A.SP.
Srl), sede in Vezzano Ligure.
Successivamente, in data 1/8/2017, con
rogito notaio Orengo di Mondovì, sono state concluse le formalità di vendita;
il compratore (la società Xcel Petrolium Srl, sede in Milano,
con capitale sociale di € 2.652.000) ha versato ai soci venditori il
controvalore offerto in asta, divenendo proprietario della quota del 98,42% del
capitale sociale di A.SP. (si rimanda al precedente post per altre informazioni: QUI).
I soci venditori
sono:
a) C.A.F. (Cooperativa
Autocisternisti Fossano scarl, attualmente in liquidazione coatta
amministrativa) ha venduto la propria quota (per nominali € 46.000,00 pari al
47,42% del capitale sociale) al controvalore di € 370.275,31; b) il COMUNE della SPEZIA ha ceduto la
propria quota (di nominali € 17.850,00 pari al 18,40%) al controvalore di €
143.672,76;
c) il COMUNE di SANTO STEFANO
MAGRA ha liquidato la propria quota (di nominali € 6.120,00 pari al 6,31%) al
controvalore di € 49.269,11;
d) il COMUNE
di SARZANA ha alienato la propria quota (di nominali € 5.100,00 pari al
5,26%) al controvalore di € 41.069,12;
e) il COMUNE
di VEZZANO LIGURE ha venduto la propria quota (di nominali € 12.750,00 pari
al 13,14%) al controvalore di € 102.603,64;
Gli altri tre
soci (ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI, C.N.A e CONFARTIGIANATO della Spezia,
ciascuno proprietari di una quota di nominali € 510,00 pari allo 0,53%) non
hanno venduto e, pertanto, sono rimasti nella compagine sociale insieme al
nuovo socio di maggioranza.
La procedura di
asta è stata curata dai due commissari liquidatori del socio C.A.F. (Cooperativa Autocisternisti
Fossano scarl, in liquidazione coatta amministrativa dal 2007), a cui gli altri
soci pubblici venditori avevano conferito apposita delega.
Per i vari soci
pubblici con la vendita delle proprie quote termina una vicenda assai tribolata
ed esemplare sotto il profilo della inopportunità dell’investimento di denaro
pubblico in attività prettamente private e, oltretutto, quali soci di minoranza
di una cooperativa poi di fatto fallita.
Infatti, l’attività
di A.SP. è
tipica del settore “privato”,
essendo volta alla fornitura di servizi logistici per gli autotrasportatori, non svolge alcun
servizio pubblico ed è volta al conseguimento di profitti; l’area di
proprietà di A.SP.
ha un valore a bilancio di oltre 4,0 milioni ed è situata a 700 metri dall'uscita di Santo
Stefano dell’autostrada A12, si estende su una superficie di 40mila metri
quadrati ed offre spazio per circa 200 veicoli pesanti; oltre al parcheggio sull’area
è compresa una palazzina per i servizi,
un impianto di lavaggio, un distributore, uno stacker per movimentare
container; l’area è recintata e video sorvegliata.
Proprio
per l’assenza di alcun interesse pubblico i quattro Comuni soci avevano da
tempo deciso di procedere alla vendita
delle loro quote mediante asta; il prezzo iniziale di cessione era
stabilito in € 1.544.968,00
(determinato da apposita perizia del 10/2/2010), ma a seguito di varie aste
andate deserte, con relativi ribassi dell’importo, si è pervenuti alla somma effettivamente
incassata nell’agosto 2017 di € 768.499,00.
La
mancanza di controlli e la delega per la vendita affidata ai commissari
liquidatori di C.A.F. non hanno
permesso ai Comuni interessati di valutare adeguatamente sia le problematiche
gestionali (soprattutto quelle legate al coinvolgimento
nella gestione fallimentare di Caf
scarl); che la procedura di vendita
delle quote sociali.
Bastano
poche semplici considerazioni per comprendere che chi ha comprato ha saputo, al
contrario, ben valutare la propria
convenienza.
Nel
2010 il patrimonio netto di A.SP. ammontava a € 265.457,00 mentre nel 2016 era cresciuto a € 934.338,00, cioè è migliorato del 251,97%; al contrario il prezzo
di vendita stabilito nel 2010 in € 1.544.968,00 è calato a € 768.499,00 (pari a -50,26%). Sul
piano patrimoniale i debiti e i crediti sono stati dimezzati: a) i debiti sono
passati dai 2,2 €/milioni del 2009 ai 1,4 €/milioni del 2016; b) i crediti sono
diminuiti da 0,6 €/milioni del 2009 ai 0,3 €/milioni del 2016; le
immobilizzazioni sono diminuite ma soltanto a causa dell’ammortamento, poiché
il valore di mercato degli immobili di proprietà è certamente superiore ai 4 €/milioni
del loro prezzo originario.
I
ricavi di A.SP. dal 2009 al 2016 sono più che raddoppiati, passando
da € 248.978,00 a € 507.931,00; i costi sono al contrario
diminuiti del 7,49%; la differenza
tra ricavi e costi è in progressivo
aumento: da € 63.233,00 del 2009
a € 354.260,00 del 2016; gli utili sono quasi triplicati, passando da €
61.854,00 del 2009 a € 226.972,00
del 2016.
Insomma,
bastano queste sintetiche note per comprendere come i Comuni-soci non siano mai
stati in grado di svolgere un ruolo
attivo e propositivo all’interno della società A.SP.; non si comprende perché ben quattro
importanti comuni spezzini hanno assunto
una partecipazione complessiva del 43,11% del capitale di questa società
che svolgeva attività ad interesse prettamente privato; non si capisce quale ruolo questi soci pubblici abbiano
svolto nel corso degli anni nella
gestione di questa società; non si riesce ad afferrare la logica per cui
non hanno rivendicato neanche la distribuzione
degli utili; in generale, è impenetrabile la logica che ha sorretto tutta
la vicenda di questa partecipata: le motivazioni vanno ricercate fuori dalla
“normale” logica amministrativa, dovendo semmai entrare nei meandri delle scelte “opache” …
Alla
fine, i cittadini dei quattro Comuni coinvolti devono accontentarsi quanto meno
di aver evitato i rischi di eventuali perdite
(con la conseguente necessità per i soci di ripianarle) e di aver comunque incassato un controvalore dalla vendita.
In
conclusione. I
privati (cioè il socio Caf scarl, i gestori dell’autoparco e ora il compratore) hanno sicuramente tratto un
“legittimo
vantaggio” dalla complessiva vicenda di A.SP.; mentre il coinvolgimento di
ben quattro Comuni in questa
attività (prettamente di carattere
privato) non appare giustificato;
insomma, un ottimo esempio di “welfare al
contrario”, cioè Enti pubblici che “aiutano” i benestanti e non
i poveri/bisognosi.
Euro
Mazzi
PS: questo post fa parte di un ampio studio sulle
partecipate pubbliche locali, un mondo "sommerso", ma foriero di
ripercussioni non sempre positive sui bilanci degli Enti Locali. Per vedere gli
altri post:
1 – SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E
UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 – AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 – SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 – SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI
MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
7 - PARTECIPATE: IL CASO A.SP. SRL DI VEZZANO LIGURE: QUI
8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI
CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”:
QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA
LIGURIA”: QUI
11 - IL CASO ESEMPLARE DELLA PARTECIPATA SARZANESE SPS: QUI
Altri post su questo argomento:
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL
PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL
COMUNE: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa
succede a Castelnuovo Magra: QUI
- TRASPARENZA E SOCIETA’ PARTECIPATE: un sistema quasi al
collasso …: QUI
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