Gli esiti delle elezioni amministrative del giugno
2017 segnalano due elementi assai importanti: a) una forte astensione;
b) un evidente ed esteso cambio delle coalizioni di governo alla guida
dei comuni interessati alle elezioni. Senza entrare nello specifico,
vogliamo evidenziare alcune problematiche legate a questi due elementi.
L’astensionismo. Il numero di quanti non si sono recati alle urne è in crescita ovunque; l’astensionismo
segnala un distacco e una generale sfiducia nei confronti del
sistema politico-istituzionale.
Una tipica scritta dell'anti-politica popolare |
La crisi dei partiti/movimenti è profonda e la scarsa capacità di
mobilitare gli elettori e di portarli alle urne ne rappresenta solo una conseguente
manifestazione esteriore, ma il problema vero risiede nelle molte ragioni
per cui gli italiani decidono di non andare a votare: certamente c’è sfiducia
e c’è delusione nei confronti di esponenti e/o dei partiti e/o delle
istituzioni; non va dimenticato che venute meno le differenze puramente
ideologiche (comunismo, liberismo, fascismo, ecc.) esiste spesso una certa somiglianza
tra proposte e idee indicati dei vari candidati e delle diversi
coalizioni, con la conseguenza che la vittoria di uno o dell’atro
avrebbe uno scarso impatto sulla vita dei cittadini; inoltre, sembra
emergere una tendenza a partecipare solo alle tornate elettorali
ritenute più importanti (per esempio nel recente referendum costituzionale
la partecipazione è stata elevata); però, non votare alle elezioni comunali
rappresenta un disinteresse non rispetto alle grandi e astratte problematiche
nazionali, ma a questioni riguardanti direttamente e concretamente la vita di
ogni giorno delle persone, dimostrando quanto oramai è profondo il distacco tra
la società civile e i politici, i quali appaiono come troppo coinvolti in
“sistemi di potere locale” che hanno trasformato i Comuni in “feudi ereditari”.
L’alternanza. Il secondo elemento di novità di queste elezioni proviene dall’alternanza
che si è concretizzata in alcuni comuni da decenni governati da un solo e
medesimo partito (il PD, seppur in coalizione con altre organizzazioni), i
quali ora cambiano la coalizione politica al governo.
Una tipica scritta dell'anti-politica popolare |
Questi “feudi”
(come per esempio La Spezia, Genova, Carrara, Pistoia, ecc.) da troppi anni
erano guidati (seppur con la legittimità del consenso popolare che si è
espresso nelle precedenti elezioni) dallo stesso partito (il PD), ma ora vi è
stato un positivo cambio di “governo”.
Per esempio, al Comune di Spezia e di Genova ha vinto una coalizione di centro-destra, in quello di Carrara è emerso il M5S … ora non è importante chi ha effettivamente vinto, semmai è decisivo che abbia perso chi da troppi anni governava con continuità questi comuni.
Tra i tanti commenti credo che il più serio sia stato quello di una consigliera comunale uscente di Carrara che ha scritto su un post come dietro a questo risultato c’è “la risposta di una città stanca, malata, sofferente che si ribella. E’ una rivolta consapevole e democratica di una città. E come donna del PD, consigliera comunale uscente mi chiedo: da dove ripartire? Sicuramente da un bagno di umiltà … rara la capacità di dire scusa e perdonami. Ripartire da essere opposizione … Ripartire dalla virtù di voler guardare lontano sapendo che è venuto il momento di costruire una nuova classe dirigente, perché dalla nostra esperienza umana e politica deve nascere una nuova fioritura”.
Quando un sistema di potere (in questi casi imperniato sul PD) diventa “storico” e continuo per troppo tempo la democrazia non può che appassire perché si blocca l’immissione di forze nuove e alternative. Al contrario, una alternanza al governo di un Comune è anche un modo per rivitalizzare la democrazia (dialogando con la gente, mantenendo le promesse fatte, rispettando “le regole”, ecc.).
Per esempio, al Comune di Spezia e di Genova ha vinto una coalizione di centro-destra, in quello di Carrara è emerso il M5S … ora non è importante chi ha effettivamente vinto, semmai è decisivo che abbia perso chi da troppi anni governava con continuità questi comuni.
Tra i tanti commenti credo che il più serio sia stato quello di una consigliera comunale uscente di Carrara che ha scritto su un post come dietro a questo risultato c’è “la risposta di una città stanca, malata, sofferente che si ribella. E’ una rivolta consapevole e democratica di una città. E come donna del PD, consigliera comunale uscente mi chiedo: da dove ripartire? Sicuramente da un bagno di umiltà … rara la capacità di dire scusa e perdonami. Ripartire da essere opposizione … Ripartire dalla virtù di voler guardare lontano sapendo che è venuto il momento di costruire una nuova classe dirigente, perché dalla nostra esperienza umana e politica deve nascere una nuova fioritura”.
Quando un sistema di potere (in questi casi imperniato sul PD) diventa “storico” e continuo per troppo tempo la democrazia non può che appassire perché si blocca l’immissione di forze nuove e alternative. Al contrario, una alternanza al governo di un Comune è anche un modo per rivitalizzare la democrazia (dialogando con la gente, mantenendo le promesse fatte, rispettando “le regole”, ecc.).
Un articolo de 1995 contro l'astensionismo |
Il fenomeno dei “feudi”
è, dunque, un male e una degenerazione perché la democrazia si rafforza e si
estende grazie al confronto dialettico e all’alternanza alla guida del potere. L’alternanza alla guida di un Comune, una Regione e uno Stato può
avere anche altri benefici.
La effettiva possibilità che i membri di un qualsiasi governo (nazionale o locale) vengano elettoralmente rimossi dal loro incarico costituisce un elemento distintivo delle democrazie rappresentative mature, dal quale hanno da guadagnare sia la minoranza che può tornare a essere maggioranza, e sia la maggioranza che, rischiando di tornare minoranza, ce la mette tutta per realizzare il programma e mantenere gli impegni. Quindi l’alternanza aumenta la “competitività” e una maggiore trasparenza dell’azione politica; gli stessi partiti troverebbero così una maggiore consapevolezza dell’improrogabile necessità di rifondarsi e di rilanciare quindi il loro ruolo che non è quello di occupare il potere ma di essere “ponte” fra società e istituzioni, come veicoli di socializzazione e consolidamento della democrazia.
La effettiva possibilità che i membri di un qualsiasi governo (nazionale o locale) vengano elettoralmente rimossi dal loro incarico costituisce un elemento distintivo delle democrazie rappresentative mature, dal quale hanno da guadagnare sia la minoranza che può tornare a essere maggioranza, e sia la maggioranza che, rischiando di tornare minoranza, ce la mette tutta per realizzare il programma e mantenere gli impegni. Quindi l’alternanza aumenta la “competitività” e una maggiore trasparenza dell’azione politica; gli stessi partiti troverebbero così una maggiore consapevolezza dell’improrogabile necessità di rifondarsi e di rilanciare quindi il loro ruolo che non è quello di occupare il potere ma di essere “ponte” fra società e istituzioni, come veicoli di socializzazione e consolidamento della democrazia.
Ciò che realmente conta non è la mera possibilità di
alternanza (l’incertezza elettorale), quanto piuttosto l’effettivo
verificarsi di turnovers e che
questi non diventino un evento raro, ma una “normalità”. Sotto questo profilo
l’effettivo cambiamento nella composizione partitica del governo, ma
anche con uno spostamento significativo della sua posizione ideologica,
cioè se si verifica un cambiamento sostanziale e/o una discontinuità tra due
governi che si susseguono, allora i rappresentanti politici saranno portati ad
essere maggiormente responsabili verso i propri elettori.
Perciò più alta è la probabilità di alternanza, maggiore è il livello di incertezza del risultato elettorale, più rilevante è il grado di competitività espresso da un sistema politico, più aumenta la possibilità di essere rimossi dal governo e più potrà generasi un positivo e virtuoso rinnovamento.
Inoltre, l’effettivo verificarsi dell’alternanza: a) rende credibile per i politici corrotti la minaccia di una rimozione dal proprio incarico; b) accresce i costi legati al coinvolgimento in relazioni di corruttela sia per i politici che per coloro interessati ad ottenere da essi un trattamento privilegiato; c) disincentiva i comportamenti illeciti dei politici che sanno di poter essere realmente sanzionati con il voto.
Perciò più alta è la probabilità di alternanza, maggiore è il livello di incertezza del risultato elettorale, più rilevante è il grado di competitività espresso da un sistema politico, più aumenta la possibilità di essere rimossi dal governo e più potrà generasi un positivo e virtuoso rinnovamento.
Inoltre, l’effettivo verificarsi dell’alternanza: a) rende credibile per i politici corrotti la minaccia di una rimozione dal proprio incarico; b) accresce i costi legati al coinvolgimento in relazioni di corruttela sia per i politici che per coloro interessati ad ottenere da essi un trattamento privilegiato; c) disincentiva i comportamenti illeciti dei politici che sanno di poter essere realmente sanzionati con il voto.
I politici ogni tanto pensano di essere dei “padroni di casa”,
ma come sostiene Davigo “sono gli amministratori
del condominio e sono stati incaricati di amministrare e devono rendere
conto alla proprietà, cioè ai cittadini”. Lo stesso magistrato sostiene
poi che: “Uno degli indici della presenza della corruzione è l’alto costo
delle opere pubbliche … ipotizzando un costo della corruzione pari al 3 - 4
% del P.I.L. (circa 60 miliardi), a mio giudizio il costo è in realtà più
elevato, in quanto bisogna considerare non solo il maggior costo per la
realizzazione di opere pubbliche ed in generale per l’acquisto di beni e
servizi da parte della pubblica amministrazione, ma anche la dispersione di
risorse nella realizzazione di opere e servizi inutili finanziati solo
perché producono risorse illecite per chi tali investimenti decide”.
In conclusione, le elezioni amministrative del giugno 2017 segnalano, da una parte,
l’allarmante e crescente fenomeno dell’astensionismo,
ma anche il realizzarsi di una diffusa ed effettiva alternanza
alla guida di molti “feudi” da decenni
governati dallo stesso partito. Insomma, queste elezioni offrono finalmente una
positiva novità: l’alternanza.
Una effettiva alternanza potrebbe essere in grado
di “rivitalizzare” la democrazia e,
quindi, potrebbe far ri-avvicinare alla politica e alle elezione molti di
coloro che ora hanno deciso di non votare … ma
questo turnovers deve continuare per produrre effetti significativamente
positivi … e le occasioni a breve non mancheranno: le prossime elezioni
politiche fine 2017/inizio 2018, le amministrative del 2018 (tra cui figura un
“feudo” come Sarzana) e
le amministrative del 2019 (in cui figurano molti “feudi” della Val di Magra,
compreso Castelnuovo Magra) … e allora … BUONA ALTERNANZA PER TUTTI ... SPERIAMO!
Euro Mazzi
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