La
campagna referendaria del SI è imperniata su messaggi che “cavalcano” apertamente il già diffuso e dilagante “populismo”, alcuni espliciti esempi: “Vuoi meno costi della politica e meno
poltrone?”; “Vuoi leggi più semplici e un parlamento più efficiente?”; “Una riforma
contro caste e privilegi, per liberare e far crescere l’Italia”; “Costi della
politica: la riforma è l’unico strumento per ridurli davvero”; ecc..
Altri
messaggi alludono alle doti “salvifiche e
taumaturgiche” della riforma Renzi/Boschi”, alcuni chiari esempi:
“Riforma del Titolo V: diritto alla
salute uguale per tutti”; “Perché la riforma costituzionale aiuterà il turismo
Italiano”; “Come la riforma del Titolo V alleggerisce le bollette”; “Trasparenza
e risparmi: con la riforma, basta sperperi nei gruppi regionali”; “Per avere
leggi in tempi più rapidi”; “Vuoi cambiare il nostro paese?”; ecc..
Questi
messaggi sono evidentemente scorretti e
ingannevoli, ma sono efficaci nell’incontrarsi con il diffuso sentimento popolare
di protesta contro la “casta” dei politici. Ma questo “populismo”
non emana da movimenti di protesta, ma da un partito (il PD) che è maggioranza
nel Parlamento (grazie ad un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale),
che governa e occupa da lungo tempo “le poltrone” del potere a tutti i livelli e
che esprime politici “chiacchierati” se non proprio inquisiti o condannati per incapacità,
sprechi, ruberie, ecc. … incredibilmente il PD utilizza le stesse espressioni
che i movimenti dell’anti-politica “sbattono
in faccia” allo stesso PD!!! (in proposito vedere il seguente post: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/10/se-renzi-cavalca-lantipolitica-prima.html).
Del
resto, lo stesso quesito referendario è uno spot che richiama le tematiche
tipiche del “populismo”, frutto di una “furbata” per avere intitolato il disegno di legge di riforma costituzionale con una serie
di “slogan”, come per esempio: “il
superamento del bicameralismo paritario”; “la riduzione del numero dei
parlamentari”; “il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”. (in proposito vedere il seguente post: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/10/un-quesito-referendario-non-neutrale-ma.html).
In
conseguenza di questa “furbata” la
stessa comunicazione cosiddetta istituzionale promossa dal Governo sul
referendum è di fatto una pura e
semplice inserzione pubblicitaria a favore del SI; si tratta di venti
passaggi al giorno per sette giorni sulle reti della Rai sotto specie di
comunicazione di utilità sociale, secondo la dizione prevista dalla legge; si
tratta di una pagina indecorosa che
di fatto trasmette messaggi populisti e parzialmente mendaci.
Il
referendum costituzionale è di tale importanza che Renzi non vuole badare a
spese in termini di energie, uomini e soldi; una campagna referendaria che pare
essere stata affidata a Jim Messina (guru delle campagne elettorali, in particolare
quella vittoriosa di Obama nel 2012) con il compito di traghettare
gli indecisi verso il sì (con una parcella pare di 400 mila euro, appena
centomila euro in meno di quei 500 mila euro che il Pd ha incassato con la
raccolta delle 500 mila firme per il referendum); oltre a ulteriori 700 mila
euro destinati ad una campagna pubblicitaria basata sullo slogan di “Basta un
Sì” su cartelloni nelle città, messaggi sugli autobus, post sui social network
che proclamano: “Vuoi ridurre i costi
delle regioni?”; “Vuoi diminuire le poltrone delle politica?”; “Vuoi aumentare
la partecipazione dei cittadini?”; “Vuoi maggiore autonomia per le regioni
virtuose e un rilancio del sud?”; e così via....
Sono
tutte domande a cui è difficile, forse impossibile, rispondere No. Peccato che
queste appetibili promesse non siano in
alcun modo legate alla riforma costituzionale
e ci si accorge agevolmente di come siano tutte informazioni parziali o ingannevoli.
Per esempio; “diminuire il numero dei politici” oltre ad essere un evidente manifesto “populista” risulta anche sbagliato: i politici sono tutti i cittadini che fanno politica, mentre la riforma riduce solo i senatori!
Per esempio; “diminuire il numero dei politici” oltre ad essere un evidente manifesto “populista” risulta anche sbagliato: i politici sono tutti i cittadini che fanno politica, mentre la riforma riduce solo i senatori!
Accanto
a questa propaganda tipica del “populismo”,
si riscontra una “abbuffata”
mediatica (che non ha precedenti): la presenza di Renzi (ma anche di Boschi,
ministri, esponenti del SI) è a ciclo continuo sulle varie reti televisive, pur
in presenza della legge sulla par
condicio.
Ma
non solo. Nei più significativi confronti tra esponenti SI/NO, sia Renzi che
Boschi tendono a “soverchiare” l’interlocutore (per esempio Zagrebelsky con il
primo e Onida con la seconda) con interventi continui infarciti delle solite
frasi tipiche della propaganda del SI, a cui con estrema fatica i vari
interlocutori del NO cercano di contrapporre analisi e considerazione di merito
che non riescono mai a terminare interrotti dagli slogan dei
primi.
In
questa campagna referendaria spiccano poi gli “endorsement”
alla riforma promossa dal governo Renzi: vedi Obama e “l’ultima cena”; John
Phillips, ambasciatore statunitense in Italia; i ministri tedeschi; la
presidenza del PSE; JP Morgan e le banche d’affari; i vertici di Confindustria,
delle grandi società pubbliche, di Banche e grandi imprese; ecc.; l’elenco
sarebbe lungo poiché pare che tutto l'establishment finanziario e internazionale
sostenga il SI.
Insomma,
è come giocare una partita ad armi clamorosamente
impari e con regole stabilite in via di fatto da uno dei due contendenti; per ampiezza di mezzi e di “qualificati”
consensi (anche se provenienti da chi ha sempre qualcosa da chiedere al
Governo italiano …) è fin troppo facile prevedere una larga vittoria del SI.
Del resto, la stessa Boschi, aveva affermato che: “Chi propone di votare no al referendum e buttare via due anni di
lavoro in Parlamento, vuol dire che non rispetta il lavoro fatto dal Parlamento”
e, dunque, cosa resta ai sostenitori del NO? Apparentemente “non ci resta che piangere”. E invece NO.
In
un sondaggio Ipsos del 31/3/2014 i favorevoli alla riforma Renzi/Boschi erano
il 72%, oggi sono molto meno; dunque qualcosa non ha funzionato nonostante lo “strapotere” propagandistico del SI.
Lo stesso Renzi ha ammesso: “Ho sbagliato
a personalizzare troppo il
referendum”; Farinetti alla Leopolda ha detto che: “Ho la sensazione che siamo diventati antipatici. Torniamo a essere simpatici”.
Credo
che la suindicata massiccia propaganda “populista” sia una delle
cause della non credibilità della riforma Renzi/Boschi: la troppa insistenza su
elementi di pura demagogia evidenziano i suoi vizi intrinseci di falsità. I troppi e così autorevoli “endorsement” interni e internazionali
rivelano come questi siano più interessati
al proprio vantaggio che non al vero benessere degli italiani.
E
tutto questo potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang.
In questo contesto, non è vero che Voi
non ci potete fare niente: potete, per esempio, andare a votare NO … è meglio!
Euro
Mazzi
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