martedì 8 novembre 2016

LO STRARIPANTE “POPULISMO” DEL GOVERNO RENZI (terza parte)

La campagna referendaria del SI è imperniata su messaggi che “cavalcano” apertamente il già diffuso e dilagante “populismo”, alcuni espliciti esempi: “Vuoi meno costi della politica e meno poltrone?”; “Vuoi leggi più semplici e un parlamento più efficiente?”; “Una riforma contro caste e privilegi, per liberare e far crescere l’Italia”; “Costi della politica: la riforma è l’unico strumento per ridurli davvero”; ecc..
Altri messaggi alludono alle doti “salvifiche e taumaturgiche” della riforma Renzi/Boschi”, alcuni chiari esempi: “Riforma del Titolo V: diritto alla salute uguale per tutti”; “Perché la riforma costituzionale aiuterà il turismo Italiano”; “Come la riforma del Titolo V alleggerisce le bollette”; “Trasparenza e risparmi: con la riforma, basta sperperi nei gruppi regionali”; “Per avere leggi in tempi più rapidi”; “Vuoi cambiare il nostro paese?”; ecc..


Questi messaggi sono evidentemente scorretti e ingannevoli, ma sono efficaci nell’incontrarsi con il diffuso sentimento popolare di protesta contro la “casta” dei politici. Ma questo “populismo” non emana da movimenti di protesta, ma da un partito (il PD) che è maggioranza nel Parlamento (grazie ad un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale), che governa e occupa da lungo tempo “le poltrone” del potere a tutti i livelli e che esprime politici “chiacchierati” se non proprio inquisiti o condannati per incapacità, sprechi, ruberie, ecc. … incredibilmente il PD utilizza le stesse espressioni che i movimenti dell’anti-politica “sbattono in faccia” allo stesso PD!!! (in proposito vedere il seguente post: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/10/se-renzi-cavalca-lantipolitica-prima.html).
Del resto, lo stesso quesito referendario è uno spot che richiama le tematiche tipiche del “populismo”, frutto di una “furbata” per avere intitolato il disegno di legge di riforma costituzionale con una serie di “slogan”, come per esempio: “il superamento del bicameralismo paritario”; “la riduzione del numero dei parlamentari”; “il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”. (in proposito vedere il seguente post: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/10/un-quesito-referendario-non-neutrale-ma.html).
In conseguenza di questa “furbata” la stessa comunicazione cosiddetta istituzionale promossa dal Governo sul referendum è di fatto una pura e semplice inserzione pubblicitaria a favore del SI; si tratta di venti passaggi al giorno per sette giorni sulle reti della Rai sotto specie di comunicazione di utilità sociale, secondo la dizione prevista dalla legge; si tratta di una pagina indecorosa che di fatto trasmette messaggi populisti e parzialmente mendaci.
Il referendum costituzionale è di tale importanza che Renzi non vuole badare a spese in termini di energie, uomini e soldi; una campagna referendaria che pare essere stata affidata a Jim Messina (guru delle campagne elettorali, in particolare quella vittoriosa di Obama nel 2012) con il compito di traghettare gli indecisi verso il sì (con una parcella pare di 400 mila euro, appena centomila euro in meno di quei 500 mila euro che il Pd ha incassato con la raccolta delle 500 mila firme per il referendum); oltre a ulteriori 700 mila euro destinati ad una campagna pubblicitaria basata sullo slogan di “Basta un Sì” su cartelloni nelle città, messaggi sugli autobus, post sui social network che proclamano: “Vuoi ridurre i costi delle regioni?”; “Vuoi diminuire le poltrone delle politica?”; “Vuoi aumentare la partecipazione dei cittadini?”; “Vuoi maggiore autonomia per le regioni virtuose e un rilancio del sud?”; e così via....
Sono tutte domande a cui è difficile, forse impossibile, rispondere No. Peccato che queste appetibili promesse non siano in alcun modo legate alla riforma costituzionale e ci si accorge agevolmente di come siano tutte informazioni parziali o ingannevoli.
Per esempio; “diminuire il numero dei politici” oltre ad essere un evidente manifesto “populista” risulta anche sbagliato: i politici sono tutti i cittadini che fanno politica, mentre la riforma riduce solo i senatori!
Accanto a questa propaganda tipica del “populismo”, si riscontra una abbuffata” mediatica (che non ha precedenti): la presenza di Renzi (ma anche di Boschi, ministri, esponenti del SI) è a ciclo continuo sulle varie reti televisive, pur in presenza della legge sulla par condicio.
Ma non solo. Nei più significativi confronti tra esponenti SI/NO, sia Renzi che Boschi tendono a “soverchiare” l’interlocutore (per esempio Zagrebelsky con il primo e Onida con la seconda) con interventi continui infarciti delle solite frasi tipiche della propaganda del SI, a cui con estrema fatica i vari interlocutori del NO cercano di contrapporre analisi e considerazione di merito che non riescono mai a terminare interrotti dagli slogan dei primi.
In questa campagna referendaria spiccano poi gli “endorsement” alla riforma promossa dal governo Renzi: vedi Obama e “l’ultima cena”; John Phillips, ambasciatore statunitense in Italia; i ministri tedeschi; la presidenza del PSE; JP Morgan e le banche d’affari; i vertici di Confindustria, delle grandi società pubbliche, di Banche e grandi imprese; ecc.; l’elenco sarebbe lungo poiché pare che tutto l'establishment finanziario e internazionale sostenga il SI.
Insomma, è come giocare una partita ad armi clamorosamente impari e con regole stabilite in via di fatto da uno dei due contendenti; per ampiezza di mezzi e di “qualificati” consensi (anche se provenienti da chi ha sempre qualcosa da chiedere al Governo italiano …) è fin troppo facile prevedere una larga vittoria del SI. Del resto, la stessa Boschi, aveva affermato che: “Chi propone di votare no al referendum e buttare via due anni di lavoro in Parlamento, vuol dire che non rispetta il lavoro fatto dal Parlamento” e, dunque, cosa resta ai sostenitori del NO? Apparentemente “non ci resta che piangere”. E invece NO.
In un sondaggio Ipsos del 31/3/2014 i favorevoli alla riforma Renzi/Boschi erano il 72%, oggi sono molto meno; dunque qualcosa non ha funzionato nonostante lo “strapotere” propagandistico del SI. Lo stesso Renzi ha ammesso: “Ho sbagliato a personalizzare troppo il referendum”; Farinetti alla Leopolda ha detto che: “Ho la sensazione che siamo diventati antipatici. Torniamo a essere simpatici”.
Credo che la suindicata massiccia propaganda “populista” sia una delle cause della non credibilità della riforma Renzi/Boschi: la troppa insistenza su elementi di pura demagogia evidenziano i suoi vizi intrinseci di falsità. I troppi e così autorevoli “endorsement” interni e internazionali rivelano come questi siano più interessati al proprio vantaggio che non al vero benessere degli italiani.
E tutto questo potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang.  
 
In questo contesto, non è vero che Voi non ci potete fare niente: potete, per esempio, andare a votare NO … è meglio!

Euro Mazzi

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