La
società Recos ha depositato (prima
della scadenza del 15/5/2020) la documentazione integrativa richiesta dalla
Regione (con nota datata 18/10/2019), a seguito della conclusione della fase
pubblica del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) relativo al
progetto di impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con
produzione di biometano da realizzare in loc. Saliceti nel Comune di Vezzano Ligure.
Questa
documentazione integrativa è riepilogata in uno specifico elenco documenti
componenti l’intero corpo progettuale e catalogato nella Relazione di Ottemperanza con lo scopo di ricalcare lo schema
contenuto nelle Richieste di integrazioni
(con osservazioni distinte in 7 tematiche per complessivi 22 punti), rimandando,
ove necessario, alla documentazione integrativa a supporto (relazioni e/o
tavole grafiche): “Il proponente ha
inteso rispettare tale organizzazione delle richieste e ha dunque predisposto
le risposte organizzandole di conseguenza” (Relazione
di Ottemperanza, pag. 5).
Da un punto di vista puramente formale, dunque, le integrazioni
operate da Recos sono impostate per apparire conformi alle richieste di integrazione regionale;
vi sono solo due “aggiunte” relative:
- allo spostamento della cabina SNAM di consegna/riconsegna del biometano; b) all’adeguamento
normativo della Relazione sulle Strutture.
Per valutare adeguatamente la reale “ottemperanza” alle richieste di integrazione occorre, però, iniziare ad esaminare nel merito la documentazione presentata da Recos.
Per valutare adeguatamente la reale “ottemperanza” alle richieste di integrazione occorre, però, iniziare ad esaminare nel merito la documentazione presentata da Recos.
Partiamo,
per esempio, dalla richiesta di “Integrazione
22: Nell’ambito della valutazione delle alternative si richiede un maggior approfondimento circa la
cosiddetta “opzione zero”, ovvero la non realizzazione dell’impianto, in
termini di impatti ambientali ed economici complessivi” (Relazione di Ottemperanza, pag. 41);
Recos ha formalmente risposto con
due serie di documenti: a) un’analisi riguardante la valutazione delle alternative (svolto da Desam srl e da
GreenDecision srl) introdotta all’interno della Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA); b) un’analisi riguardante gli impatti economici complessivi, per dimostrare la sostenibilità e
congruità del progetto (senza considerare le dinamiche di mercato e quelle tariffarie).
a) La valutazione delle alternative.
Finalmente
è stata colmata una grossa lacuna del progetto originario ed elemento
indispensabile all’interno della VIA; lo studio ora presentato ha l’obiettivo
di fornire un’analisi comparativa degli
impatti ambientali derivanti del trattamento delle due matrici biodegradabili (FORSU
e VERDE) e gli scenari (cioè le alternative) confrontati sono stati quattro: “Scenario A (progetto proposto): impianto di
bio-digestione con upgrading di biogas a biometano per la produzione di energia
elettrica e produzione di compost di alta qualità; Scenario B: realizzazione di
un impianto di compostaggio; Scenario C (opzione “zero”): basato sulla
condizione attuale, ovvero invio dei flussi in impianti presenti principalmente
in altre regioni, proiettata per arrivare al fabbisogno previsto nel piano
regionale; Scenario D: impianto di trattamento ibrido tra scenario B e C” (Relazione di Ottemperanza, pag. 41).
Questo
studio (composto di 58 pagine più un allegato di 25 pagine di schemi e tabelle)
si conclude con un giudizio positivo: “Come
ci si aspettava al termine dello studio gli impatti positivi e negativi
rispettivamente più alti e più bassi sono risultati dallo scenario A inerente all’implementazione del Polo integrato di
trattamento dei rifiuti. Questo perché la generazione
di Biogas permette di abbattere le emissioni in atmosfera derivanti dal
compostaggio e al tempo stesso di evitare
gli impatti associati alla generazione del gas da altre fonti” (Valutazione degli
impatti ambientali, pag. 52).
Occorre
sottolineare l’espressione: “Come ci si aspettava”
che tradisce il filo rosso dell’analisi teso a dimostrare che: “la configurazione di progetto risulta quella
che minimizza l’impatto ambientale”
(Studio di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 5);
in realtà questa dimostrazione non traspare in modo così evidente e oggettivo,
anzi lo studio solleva alcune perplessità.
Infatti,
fin dalle premesse (esame del contesto) si sottolinea (giustamente) la negativa situazione
del locale servizio rifiuti: “La
condizione attuale del trattamento rifiuti nell’area di Genova – La Spezia
presenta un forte sottodimensionamento
delle strutture che costringe alla
delocalizzazione dei trattamenti a distanze anche ragguardevoli” (Valutazione degli impatti ambientali, pag. 11),
ma al termine dello studio si afferma incredibilmente che: “Da notare come la seconda opzione migliore
(al netto dell’opzione D che è un ibrido di B e C) consiste nel continuare con la gestione attuale (i.e. Scenario C).
Sebbene questa opzione si dimostri non
essere la peggiore dal punto di vista ambientale è sicuramente la più
impattante relativamente agli aspetti economici” (Valutazione
degli impatti ambientali, pag. 54) … sbalorditivo!!! Allora
converrebbe non fare proprio nulla.
Fin
dalle premesse dello studio traspare una esaltazione
acritica sia della localizzazione che del progetto proposto da Recos: “rappresenta un esempio
regionale di adeguamento degli impianti e della gestione dei rifiuti e, a
livello nazionale, si inserisce nella promozione
del sistema economico circolare attraverso il recupero energetico dagli
scarti industriali e civili e la riduzione della quota inviata a smaltimento
(…) Questo polo integrato di trattamento permetterà di aggiornare i sistemi presenti riducendo
al contempo i trasporti interregionali” (Valutazione
degli impatti ambientali, pag. 13).
Su
queste premesse era inevitabile l’affermazione finale positiva (appunto … “Come ci si aspettava”) che evidenzia una
adesione “pregiudizialmente positiva” al progetto prima ancora di esaminarlo.
Come mai sono stati
adottati dei criteri differenti e come questi diversi criteri hanno influito sul risultato finale? Per
esempio, per valutare l’impatto dei trasporti ci sono due criteri diversi:
mentre per lo “Scenario A – Biodigestore.
In questo scenario sono stati considerati come trasporti una media di 30 km dal nuovo polo integrato di
trattamento dei rifiuti”
mentre “Nello scenario C è stata presa in
considerazione la distanza reale del conferimento dei rifiuti agli impianti
inter e intra regionali” (Valutazione degli impatti ambientali, pag. 37). La media assunta di 30 km. suscita perplessità in eccesso/difetto (poiché per esempio la distanza tra Genova e Saliceti
è di circa 95 km.; la distanza tra Chiavari e Saliceti è di circa 62 km. e solo
20 km. in meno rispetto all’attuale conferimento a Carrara) e, dunque, questi diversi criteri potrebbero falsare (in
positivo) il risultato finale a favore del biodigestore
a Saliceti.
Anche
i calcoli per arrivare ai risultati finali dello studio non sono esplicitati e, dunque, non sono né verificabili né
riproducibili; i risultati dello studio sono rappresentati in modo grafico che
danno l’immediata visione del migliore impatto ambientale derivante dal
progetto di biodigestore, ma appunto si tratta di una “apparenza”
non dimostrata dai calcoli non
esplicitati.
Anche
la documentazione originaria di valutazione di impatto ambientale è stata
conseguentemente aggiornata, ma in modo “minimale”: con un semplice richiamo alle conclusioni di questa nuova
valutazione degli scenari alternativi, ma lasciando inalterato i vecchi
contenuti, ammettendo così che la scelta di Saliceti costituisce: “una soluzione progettuale ai fabbisogni dettati dalla programmazione regionale. Viste le estensioni
dell’impianto in progetto, ReCos S.p.A. propone, rispetto alla localizzazione
di impianto presso il sito di Boscalino (Alternativa 1), come attualmente previsto
dal Piano d’Ambito Regionale di Gestione dei Rifiuti del 6 agosto 2018, una
diversa localizzazione dell’impianto di gestione di FORSU nella Provincia della
Spezia, in località Saliceti (Progetto)” (Studio
di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 4).
Insomma, il sito di Saliceti è stato scelto solo perché quello di Boscalino era dimensionalmente inadeguato, in quanto limitato “dalla presenza delle aree di rispetto delle linee di alta tensione e dalla sfavorevole morfologia dell’area di intervento: tali condizioni impongono un posizionamento dell’impianto che richiederebbe lo sbancamento di circa 500.000 mc di terre e rocce”, nonché da altri elementi programmatici sfavorevoli rispetto al sito di Saliceti (Studio di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 15).
Insomma, il sito di Saliceti è stato scelto solo perché quello di Boscalino era dimensionalmente inadeguato, in quanto limitato “dalla presenza delle aree di rispetto delle linee di alta tensione e dalla sfavorevole morfologia dell’area di intervento: tali condizioni impongono un posizionamento dell’impianto che richiederebbe lo sbancamento di circa 500.000 mc di terre e rocce”, nonché da altri elementi programmatici sfavorevoli rispetto al sito di Saliceti (Studio di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 15).
In
conclusione, rispetto alle originarie valutazioni si è, dunque, fatto un passo
in avanti con uno studio specifico, ma quest’ultimo non evidenzia realmente la convenienza dell’impianto di biodigestore rispetto alle alternative; non è un
caso che lo stesso studio auspichi ulteriori valutazioni più pertinenti: “Data la natura di screening di questo
studio, le conclusioni generali consistono in dichiarazioni generali sui
risultati e sui possibili miglioramenti. I limiti dello studio e i
miglioramenti futuri dovrebbero essere presi in considerazione nella valutazione futura al fine di ottenere risultati più precisi ed azioni pratiche di
mitigazione” (Valutazione
degli impatti ambientali, pag. 53).
Appunto!
b) Gli impatti economici complessivi.
Recos ha aggiornato anche la “Relazione sulle componenti economiche e finanziarie
del progetto”, aggiungendo un paragrafo (il n. 7 “comparazione scenari alternativi di impatto economico”, una
paginetta aggiuntiva rispetto alle precedenti 7 pagine), ma non è cambiato il
generico giudizio positivo di “sostenibilità” sulla realizzazione
dell’investimento: “Il progetto è stato
verificato attraverso una analisi della
redditività attualizzata il cui esito consente di avere la ragionevole
evidenza della sostenibilità nel tempo
dell’investimento alla luce dell’equilibrio economico e finanziario” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 3).
Nel nuovo
paragrafo viene evidenziato in modo generico come la realizzazione del progetto abbia un impatto
positivo: - in termini occupazionali (20 unità incrementali); - sulle ricadute
economiche dirette e indotte sul territorio; - una riduzione dei costi di
funzionamento con una generica possibile ricaduta positiva sulle tariffe di
conferimento e “dunque a beneficio degli
utenti sui quali ricade la ripartizione dei costi con la TARI” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 7).
Viene
poi svolto un confronto con i parametri economici sottesi allo scenario
impiantistico attuale che prevede l’utilizzo del sito di Boscalino (avente una capacità
massima autorizzata pari a 30 kton annue) per la “trasferenza” della Forsu e
del verde prodotti dalla sola Provincia della Spezia; i dati utilizzati per
tale confronto non sono dimostrati ma sono presunti.
Per
esempio, si presume dei costi di gestione ammontanti per l’impianto di Boscalino a 106 €/ton. e un costo del lavoro a 7 €/ton., mentre per quello di Saliceti rispettivamente di 90 €/ton. e 15 €/ton.
a cui aggiungere il
costo d’uso del capitale (65 €/ton),
sottraendo però i ricavi da valorizzazione del biometano (80 €/ton); insomma, con un saldo di 90 €/ton. risulta più conveniente realizzare il nuovo biodigestore
a Saliceti rispetto all’impianto di Boscalino (saldo di 113 €/ton.) … ma operare una comparazione in questo modo è troppo facile!!!
Si tratta di una
comparazione generica, con dati non dimostrati analiticamente e non calcolati in modo trasparente; è
una comparazione che lascia stupiti poiché presume (senza alcuna dimostrazione)
che un impianto di sola “trasferenza” da 30.000
ton. possa costare di più di un impianto molto più complesso e destinato: alla raccolta (di 60.000 ton. di organico e 30.000 ton. di emendante), al trattamento, al recupero energetico (biometano) e di materia (compost).
Inoltre, senza alcun riferimento alle tariffe di conferimento da applicare, né senza alcuna dimostrazione analitica, viene fatta una affermazione “propagandistica”: “Al netto del contributo di valorizzazione del biometano, dunque, il costo netto di trattamento della FORSU è inferiore nello scenario “biodigestore”, con la possibilità di determinare tariffe di accesso indicativamente inferiori rispetto alla situazione attuale rappresentata dal sito di trasferenza Boscalino” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 8).
Inoltre, senza alcun riferimento alle tariffe di conferimento da applicare, né senza alcuna dimostrazione analitica, viene fatta una affermazione “propagandistica”: “Al netto del contributo di valorizzazione del biometano, dunque, il costo netto di trattamento della FORSU è inferiore nello scenario “biodigestore”, con la possibilità di determinare tariffe di accesso indicativamente inferiori rispetto alla situazione attuale rappresentata dal sito di trasferenza Boscalino” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 8).
Insomma,
la comparazione economica è stata limitata al solo impianto di Boscalino, ma non alle altre
due ipotesi prese in considerazione nello studio sugli scenari alternativi,
confermando la genericità, la superficialità e l’incompletezza di questa
analisi sulla sostenibilità economica e finanziaria del resto già evidenziata
per la prima stesura (in proposito si rimanda al post QUI).
In conclusione.
Recos dichiara di
aver ottemperato alle richieste di integrazioni della Regione, ciò è
sicuramente vero sul piano formale,
ma l’esame nel merito delle problematiche connesse all’“integrazione n. 22” qui esaminate rivelano la presenza di lacune e persistente genericità e
superficialità.
Bisogna
pretendere di più da Recos, poiché
costruire un nuovo impianto di biodigestore anaerobico, che richiederà un
investimento di circa 50,6 €/milioni
(oltre IVA per circa 5,2 €/milioni)
e che inciderà sia sul territorio che sull’ambiente non è uno scherzo.
I
pochi dati a disposizione fanno comprendere che Recos con questo investimento comunque consegua ampi margini di redditività derivanti sia
dalla tariffa di conferimento del rifiuto organico, dalla vendita del biometano
per autotrazione, dal sistema di incentivi statali (CIC), nonché da altri ricavi
(neanche quantificati) e, dunque, abbia
ampi margini per investire nella sicurezza dell’impianto a tutela dell’ambiente
e della popolazione … lo può/lo deve
fare.
Euro
Mazzi
Altri post riguardanti il biodigestore:
1) BIODIGESTORE DI
SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA”: QUI2) BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA”: QUI
3) BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA: QUI
4) BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO?: QUI
5) BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI: QUI
6) BIODIGESTORE DI SALICETI: SI CHIUDE IL CICLO DEI RIFIUTI?: QUI
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