sabato 30 maggio 2020

BIODIGESTORE DI SALICETI: INTEGRAZIONI LACUNOSE (settima parte)

La società Recos ha depositato (prima della scadenza del 15/5/2020) la documentazione integrativa richiesta dalla Regione (con nota datata 18/10/2019), a seguito della conclusione della fase pubblica del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) relativo al progetto di impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di biometano da realizzare in loc. Saliceti nel Comune di Vezzano Ligure.
Questa documentazione integrativa è riepilogata in uno specifico elenco documenti componenti l’intero corpo progettuale e catalogato nella Relazione di Ottemperanza con lo scopo di ricalcare lo schema contenuto nelle Richieste di integrazioni (con osservazioni distinte in 7 tematiche per complessivi 22 punti), rimandando, ove necessario, alla documentazione integrativa a supporto (relazioni e/o tavole grafiche): “Il proponente ha inteso rispettare tale organizzazione delle richieste e ha dunque predisposto le risposte organizzandole di conseguenza” (Relazione di Ottemperanza, pag. 5).
Da un punto di vista puramente formale, dunque, le integrazioni operate da Recos sono impostate per apparire conformi alle richieste di integrazione regionale; vi sono solo due “aggiunte” relative: - allo spostamento della cabina SNAM di consegna/riconsegna del biometano; b) all’adeguamento normativo della Relazione sulle Strutture.
Per valutare adeguatamente la reale “ottemperanza” alle richieste di integrazione occorre, però, iniziare ad esaminare nel merito la documentazione presentata da Recos.
Partiamo, per esempio, dalla richiesta di “Integrazione 22: Nell’ambito della valutazione delle alternative si richiede un maggior approfondimento circa la cosiddetta “opzione zero”, ovvero la non realizzazione dell’impianto, in termini di impatti ambientali ed economici complessivi” (Relazione di Ottemperanza, pag. 41); Recos ha formalmente risposto con due serie di documenti: a) un’analisi riguardante la valutazione delle alternative (svolto da Desam srl e da GreenDecision srl) introdotta all’interno della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA); b) un’analisi riguardante gli impatti economici complessivi, per dimostrare la sostenibilità e congruità del progetto (senza considerare le dinamiche di mercato e quelle tariffarie).
a)      La valutazione delle alternative.
Finalmente è stata colmata una grossa lacuna del progetto originario ed elemento indispensabile all’interno della VIA; lo studio ora presentato ha l’obiettivo di fornire un’analisi comparativa degli impatti ambientali derivanti del trattamento delle due matrici biodegradabili (FORSU e VERDE) e gli scenari (cioè le alternative) confrontati sono stati quattro: “Scenario A (progetto proposto): impianto di bio-digestione con upgrading di biogas a biometano per la produzione di energia elettrica e produzione di compost di alta qualità; Scenario B: realizzazione di un impianto di compostaggio; Scenario C (opzione “zero”): basato sulla condizione attuale, ovvero invio dei flussi in impianti presenti principalmente in altre regioni, proiettata per arrivare al fabbisogno previsto nel piano regionale; Scenario D: impianto di trattamento ibrido tra scenario B e C” (Relazione di Ottemperanza, pag. 41).
Questo studio (composto di 58 pagine più un allegato di 25 pagine di schemi e tabelle) si conclude con un giudizio positivo: “Come ci si aspettava al termine dello studio gli impatti positivi e negativi rispettivamente più alti e più bassi sono risultati dallo scenario A inerente all’implementazione del Polo integrato di trattamento dei rifiuti. Questo perché la generazione di Biogas permette di abbattere le emissioni in atmosfera derivanti dal compostaggio e al tempo stesso di evitare gli impatti associati alla generazione del gas da altre fonti” (Valutazione degli impatti ambientali,  pag. 52). 
Occorre sottolineare l’espressione: “Come ci si aspettava” che tradisce il filo rosso dell’analisi teso a dimostrare che: “la configurazione di progetto risulta quella che minimizza l’impatto ambientale” (Studio di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 5); in realtà questa dimostrazione non traspare in modo così evidente e oggettivo, anzi lo studio solleva alcune perplessità.
Infatti, fin dalle premesse (esame del contesto) si sottolinea (giustamente) la negativa situazione del locale servizio rifiuti: “La condizione attuale del trattamento rifiuti nell’area di Genova – La Spezia presenta un forte sottodimensionamento delle strutture che costringe alla delocalizzazione dei trattamenti a distanze anche ragguardevoli” (Valutazione degli impatti ambientali, pag. 11), ma al termine dello studio si afferma incredibilmente che: “Da notare come la seconda opzione migliore (al netto dell’opzione D che è un ibrido di B e C) consiste nel continuare con la gestione attuale (i.e. Scenario C). Sebbene questa opzione si dimostri non essere la peggiore dal punto di vista ambientale è sicuramente la più impattante relativamente agli aspetti economici” (Valutazione degli impatti ambientali, pag. 54) … sbalorditivo!!! Allora converrebbe non fare proprio nulla.
Fin dalle premesse dello studio traspare una esaltazione acritica sia della localizzazione che del progetto proposto da Recos: “rappresenta un esempio regionale di adeguamento degli impianti e della gestione dei rifiuti e, a livello nazionale, si inserisce nella promozione del sistema economico circolare attraverso il recupero energetico dagli scarti industriali e civili e la riduzione della quota inviata a smaltimento (…) Questo polo integrato di trattamento permetterà di aggiornare i sistemi presenti riducendo al contempo i trasporti interregionali” (Valutazione degli impatti ambientali,  pag. 13).
Su queste premesse era inevitabile l’affermazione finale positiva (appunto … “Come ci si aspettava”) che evidenzia una adesione “pregiudizialmente positiva” al progetto prima ancora di esaminarlo.
Come mai sono stati adottati dei criteri differenti e come questi diversi criteri hanno influito sul risultato finale? Per esempio, per valutare l’impatto dei trasporti ci sono due criteri diversi: mentre per lo “Scenario A – Biodigestore. In questo scenario sono stati considerati come trasporti una media di 30 km dal nuovo polo integrato di trattamento dei rifiuti” mentre “Nello scenario C è stata presa in considerazione la distanza reale del conferimento dei rifiuti agli impianti inter e intra regionali” (Valutazione degli impatti ambientali,  pag. 37). La media assunta di 30 km. suscita perplessità in eccesso/difetto (poiché per esempio la distanza tra Genova e Saliceti è di circa 95 km.; la distanza tra Chiavari e Saliceti è di circa 62 km. e solo 20 km. in meno rispetto all’attuale conferimento a Carrara) e, dunque, questi diversi criteri potrebbero falsare (in positivo) il risultato finale a favore del biodigestore a Saliceti.
Anche i calcoli per arrivare ai risultati finali dello studio non sono esplicitati e, dunque, non sono né verificabili né riproducibili; i risultati dello studio sono rappresentati in modo grafico che danno l’immediata visione del migliore impatto ambientale derivante dal progetto di biodigestore, ma appunto si tratta di una “apparenza” non dimostrata dai calcoli non esplicitati.
Anche la documentazione originaria di valutazione di impatto ambientale è stata conseguentemente aggiornata, ma in modo “minimale”: con un semplice richiamo alle conclusioni di questa nuova valutazione degli scenari alternativi, ma lasciando inalterato i vecchi contenuti, ammettendo così che la scelta di Saliceti costituisce: “una soluzione progettuale ai fabbisogni dettati dalla programmazione regionale. Viste le estensioni dell’impianto in progetto, ReCos S.p.A. propone, rispetto alla localizzazione di impianto presso il sito di Boscalino (Alternativa 1), come attualmente previsto dal Piano d’Ambito Regionale di Gestione dei Rifiuti del 6 agosto 2018, una diversa localizzazione dell’impianto di gestione di FORSU nella Provincia della Spezia, in località Saliceti (Progetto)” (Studio di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 4).
Insomma, il sito di Saliceti è stato scelto solo perché quello di Boscalino era dimensionalmente inadeguato, in quanto limitato “dalla presenza delle aree di rispetto delle linee di alta tensione e dalla sfavorevole morfologia dell’area di intervento: tali condizioni impongono un posizionamento dell’impianto che richiederebbe lo sbancamento di circa 500.000 mc di terre e rocce”, nonché da altri elementi programmatici sfavorevoli rispetto al sito di Saliceti (Studio di Impatto Ambientale - Premessa, pag. 15).
In conclusione, rispetto alle originarie valutazioni si è, dunque, fatto un passo in avanti con uno studio specifico, ma quest’ultimo non evidenzia realmente la convenienza dell’impianto di biodigestore rispetto alle alternative; non è un caso che lo stesso studio auspichi ulteriori valutazioni più pertinenti: “Data la natura di screening di questo studio, le conclusioni generali consistono in dichiarazioni generali sui risultati e sui possibili miglioramenti. I limiti dello studio e i miglioramenti futuri dovrebbero essere presi in considerazione nella valutazione futura al fine di ottenere risultati più precisi ed azioni pratiche di mitigazione” (Valutazione degli impatti ambientali,  pag. 53). Appunto!
b)     Gli impatti economici complessivi.
Recos ha aggiornato anche la “Relazione sulle componenti economiche e finanziarie del progetto”, aggiungendo un paragrafo (il n. 7 “comparazione scenari alternativi di impatto economico”, una paginetta aggiuntiva rispetto alle precedenti 7 pagine), ma non è cambiato il generico giudizio positivo di “sostenibilità” sulla realizzazione dell’investimento: “Il progetto è stato verificato attraverso una analisi della redditività attualizzata il cui esito consente di avere la ragionevole evidenza della sostenibilità nel tempo dell’investimento alla luce dell’equilibrio economico e finanziario” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 3).
Nel nuovo paragrafo viene evidenziato in modo generico come la realizzazione del progetto abbia un impatto positivo: - in termini occupazionali (20 unità incrementali); - sulle ricadute economiche dirette e indotte sul territorio; - una riduzione dei costi di funzionamento con una generica possibile ricaduta positiva sulle tariffe di conferimento e “dunque a beneficio degli utenti sui quali ricade la ripartizione dei costi con la TARI” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 7).
Viene poi svolto un confronto con i parametri economici sottesi allo scenario impiantistico attuale che prevede l’utilizzo del sito di Boscalino (avente una capacità massima autorizzata pari a 30 kton annue) per la “trasferenza” della Forsu e del verde prodotti dalla sola Provincia della Spezia; i dati utilizzati per tale confronto non sono dimostrati ma sono presunti.
Per esempio, si presume dei costi di gestione ammontanti per l’impianto di Boscalino a 106 €/ton. e un costo del lavoro a 7 €/ton., mentre per quello di Saliceti rispettivamente  di 90 €/ton. e 15 €/ton. a cui aggiungere il costo d’uso del capitale (65 €/ton), sottraendo però i ricavi da valorizzazione del biometano (80 €/ton); insomma, con un saldo di 90 €/ton. risulta più conveniente realizzare il nuovo biodigestore a Saliceti rispetto all’impianto di Boscalino (saldo di 113 €/ton.) … ma operare una comparazione in questo modo è troppo facile!!!
Si tratta di una comparazione generica, con dati non dimostrati analiticamente e non calcolati in modo trasparente; è una comparazione che lascia stupiti poiché presume (senza alcuna dimostrazione) che un impianto di sola “trasferenza” da 30.000 ton. possa costare di più di un impianto molto più complesso e destinato: alla raccolta (di 60.000 ton. di organico e 30.000 ton. di emendante), al trattamento, al recupero energetico (biometano) e di materia (compost).
Inoltre, senza alcun riferimento alle tariffe di conferimento da applicare, né senza alcuna dimostrazione analitica, viene fatta una affermazione “propagandistica”: “Al netto del contributo di valorizzazione del biometano, dunque, il costo netto di trattamento della FORSU è inferiore nello scenario “biodigestore”, con la possibilità di determinare tariffe di accesso indicativamente inferiori rispetto alla situazione attuale rappresentata dal sito di trasferenza Boscalino” (Relazione sulle componenti economiche, pag. 8).
Insomma, la comparazione economica è stata limitata al solo impianto di Boscalino, ma non alle altre due ipotesi prese in considerazione nello studio sugli scenari alternativi, confermando la genericità, la superficialità e l’incompletezza di questa analisi sulla sostenibilità economica e finanziaria del resto già evidenziata per la prima stesura (in proposito si rimanda al post QUI).
In conclusione.
Recos dichiara di aver ottemperato alle richieste di integrazioni della Regione, ciò è sicuramente vero sul piano formale, ma l’esame nel merito delle problematiche connesse all’“integrazione n. 22” qui esaminate rivelano la presenza di lacune e persistente genericità e superficialità.
Bisogna pretendere di più da Recos, poiché costruire un nuovo impianto di biodigestore anaerobico, che richiederà un investimento di circa 50,6 €/milioni (oltre IVA per circa 5,2 €/milioni) e che inciderà sia sul territorio che sull’ambiente non è uno scherzo.
I pochi dati a disposizione fanno comprendere che Recos con questo investimento comunque consegua ampi margini di redditività derivanti sia dalla tariffa di conferimento del rifiuto organico, dalla vendita del biometano per autotrazione, dal sistema di incentivi statali (CIC), nonché da altri ricavi (neanche quantificati) e, dunque, abbia ampi margini per investire nella sicurezza dell’impianto a tutela dell’ambiente e della popolazionelo può/lo deve fare.

Euro Mazzi  

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