Elettore, il
prossimo 4 dicembre è utile votare perché è un referendum (senza quorum) sulla nostra Costituzione; nel
pieno rispetto di ciascuna posizione relativa alla riforma Renzi/Boschi che
deve essere confermata o respinta dall’esito referendario, vota come vuoi, ma vota consapevole dell’importanza di tutelare “i nostri diritti”.
Mi
permetto di condividere con Te alcune brevi riflessioni in proposito.
Non
sono pregiudizialmente contrario ai cambiamenti costituzionali (del resto dal
1948 ad oggi sono state già approvate ben 38 leggi costituzionali); la nostra Costituzione va ben
attuata; può essere modificata ma non stravolta; va semplificata ma
non complicata; bisogna cercare di migliorarla in singoli punti ma non di
peggiorarla perché non sempre cambiare è
positivo.
La
riforma Renzi/Boschi opera una vera e propria “riscrittura” della Costituzione
(come nel caso delle norme contro il regionalismo), attraverso un consistente e
variegato intervento (circa 1/3 degli articoli); è scritta male ed è mal pensata; rischia di produrre, sotto diversi
profili, risultati opposti a quelli auspicati dagli stessi suoi fautori (un
caso emblematico è l’incredibile pasticcio normativo relativo al nuovo Senato);
molti sono i profili contraddittori (come
ad esempio l’introduzione di ben 9 procedimenti legislativi) o non chiari (per esempio come si
eleggeranno i nuovi senatori).
Per votare No alla
riforma Renzi/Boschi basterebbe solo leggerla per capire che siamo di fronte a
un pasticcio
che darà vita a incertezze e conflitti istituzionali; infatti, questa riforma è
ben diversa dalla propaganda che stiamo ascoltando.
Per
esempio passare da una costituzione votata quasi all'unanimità a una che spacca
in due cittadini e Parlamento non è positivo, tanto più che alcuni obiettivi
dichiarati (per esempio la riduzione dei costi
della politica) sarebbero stati più facilmente e incisivamente raggiunti con
leggi ordinarie (da approvare in poche settimane) e non con queste malsane
modifiche costituzionali (approvate in quasi due anni e ora sottoposta a un
costoso referendum).
Inoltre,
dobbiamo ricordare che la rapidità non è sinonimo di migliore qualità o
efficacia dei provvedimenti; anzi in
Italia abbiamo troppe leggi (circa 170.000 … in Francia circa 7.000 leggi,
in Germania circa 5.500, in Gran Bretagna circa 3.000), scritte male e confuse che necessitano spesso di una loro
riscrittura; per esempio, sul regionalismo vi sono state tre modifiche
costituzionali (nel 2001, nel 2005 e ora nel 2016), in ognuna si sosteneva di
migliorare quella precedente!!!
Purtroppo
questa riforma non snellisce né le
procedure né le istituzioni; i risparmi sono limitati e da verificare nel
tempo.
Per
esempio come può funzionare una riforma che riporta allo Stato centrale la
competenza su molte materie fondamentali (salute, gestione del territorio,
trasporti, turismo, ecc.), dopo che dal 2001 queste competenze sono state date
alle Regioni proprio per superare l’inefficienza dello Stato? La situazione
differenziata tra le Regioni si doveva superare con maggiore efficienza ed
efficacia, non con il ritorno ad un centralismo statalistico che ora ha il solo
scopo di produrre una “uniformità” al
ribasso e un peggioramento progressivo della qualità dei servizi pubblici.
L’argomento
della riforma costituzionale è ostico, implica conoscenze e competenze
specifiche, ma purtroppo ci ritroviamo di fronte a una campagna propagandistica
che si fonda su argomenti puramente emozionali e non di merito (come
dimostra lo stesso quesito referendario formulato in termini ingannevoli e
accattivanti); è un’operazione di distrazione di massa disseminata di “illusioni
ottiche” (efficienza e rinnovamento), per coprire un effettivo accentramento di poteri in favore del
Governo e del suo Capo.
La
vittoria del SI, accoppiandosi alla nuova legge elettorale (“Italicum”), sancirebbe la trasformazione
della nostra democrazia parlamentare in un sistema interamente incentrato sull’esecutivo, più
libero da vincoli e da controlli.
Non
a caso il Governo Renzi si occupa direttamente della propaganda del SI,
condizionando i soggetti garanti dei diritti alla corretta informazione su
entrambi i fronti; inoltre esiste una
oggettiva sproporzione di mezzi,
di visibilità e c’è un abuso di posizione da parte governativa rispetto
agli altri concorrenti.
La
personalizzazione da parte di Renzi ha trasformato, altresì, il referendum in
un “quasi
plebiscito”; senza dimenticare che la riforma costituzionale è stata
scritta e proposta dal “suo” Governo, imposta nel Parlamento con voti di una
maggioranza (composta da un partito che alle ultime elezioni ha preso circa il
25% dei voti espressi), diventata tale solo grazie ad una legge dichiarata
incostituzionale; circostanza
quest’ultima che non avrebbe dovuto permettere di cambiare un terzo della
Costituzione, costituendo un precedente pericoloso per un qualsiasi futuro
governo che potrebbe pensare di cambiare la Costituzione a suo piacimento.
In
queste ultime settimane, sono stati tanti i “pensatoi” (per esempio:
Confindustria, JP Morgan, banche, governi stranieri, ecc.) che hanno “consigliato”
di votare SI; ora stampa e tv sollecitano paura
e preoccupazioni per possibili turbolenze finanziarie e bancarie.
Ebbene,
occorre ricordare che sono gli stessi “pensatoi” che periodicamente ci hanno indicato
le migliori “ricette” per lo sviluppo tutte a senso unico e a danno di giovani, lavoratori e pensionati
(per esempio: la riduzione e variabilità degli stipendi, la flessibilità
occupazionale, la libertà di licenziamento, la supremazia del manager, la
riforma delle pensioni, ecc.) e ora ci
indicano la migliore Costituzione perché la riduzione degli spazi democratici è
più funzionale alla libera circolazione e alla remunerazione dei capitali.
Soprattutto,
occorre ricordare che i guai dei mercati finanziari e dei sistemi bancari,
italiani (e non solo), non dipendono dal NO al referendum ma da cause precedenti e profonde (per
esempio dalla struttura dell'Unione monetaria, la politica deflazionista europea,
dalle carenze delle politiche governative, ecc.); il caso Montepaschi è in tal
senso un esempio emblematico.
Legare
la stabilità del sistema bancario agli esiti del referendum e al destino del
governo Renzi è solo un patetico
imbroglio del tutto fuorviante per condizionare il voto in favore del SI.
La
governabilità è un valore positivo solo
se favorisce provvedimenti giusti ed equanimi e non per favorire provvedimenti
ad personam o a favore di gruppi di
potere e di avventure che non hanno nulla a che vedere con il bene pubblico.
E
adesso tocca a TE:
prenditi cura di una Costituzione che non è l’ombra di un passato, è ancora il
nostro patto sociale condiviso, è ancora
il disegno futuro della nostra società da custodire libera … per questo NO … è meglio!
Un
cordiale saluto
Euro
Mazzi
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