“Libertà e giustizia
sociale costituiscono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone
l’altro: non vi può essere vera giustizia
sociale senza libertà, come non
vi può essere vera libertà senza giustizia sociale”… prendo questa
frase dal discorso di insediamento a Presidente della Repubblica di Sandro
Pertini del 9 luglio 1978, poiché questi due termini costituiranno il filo rosso (o termini su cui fondare un
ragionamento) delle riflessioni che su questa pagina verranno svolte sulla
proposta di riforma costituzionale approvata il 12/4/2016 dalla Camera in
quarta lettura al termine dell’iter previsto dalla Costituzione stessa.
Questa
proposta, prima di entrare in vigore, dovrà superare il referendum confermativo, il quale non richiede il raggiungimento di un quorum
e la consultazione sarà valida qualunque sia il numero di persone che si
recheranno alle urne.
Una
riforma dell’ordinamento dello Stato è senza dubbio una cosa importante e sarà bene che sia valutata nel merito, al di là di antipatie e simpatie prettamente
ideologizzate. La speranza, dunque, è che i vari aspetti della riforma vengano esaminati
e valutati con riflessioni di merito e di prospettiva in un rispettoso
confronto tra varie opinioni e idee.
Alcune
di queste modifiche erano discusse e attese da molto tempo, sicuramente non tutte possono essere valutate in modo
pienamente positivo così come altre non
sono affatto negative, ma proprio i due termini presi come filo rosso (libertà e giustizia sociale)
costituiranno il criterio valutativo discriminante su questa proposta di
modifica costituzionale.
Intanto
cominciamo riportando il riferimento per reperire il testo approvato (che
potete trovare qui: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/04/15/16A03075/sg ), affinché il
confronto sia sulle cose effettivamente previste dalla riforma e non su
valutazioni ideologiche o di schieramento prettamente partitico a sostegno o
contro l’attuale governo Renzi e la sua variegata maggioranza.
“Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa
chi per lei vita rifiuta” … sono le parole che Virgilio rivolge a Catone presentandogli
Dante nel racconto descritto dal primo canto del Purgatorio; parole che
descrivono la reazione alla costrizione
della stessa libertà entro vincoli che ne impoveriscono o ne svuotano il
contenuto. Sono parole di protesta contro chi limita la libertà, ma sono
anche testimonianza di resistenza
estrema contro ogni oppressione.
Non
è certo, tuttavia, la soggezione a delle regole che riduce il senso e la
portata della libertà, poiché le regole sono una precondizione della libertà,
che trova la sua origine, la sua garanzia e rinnova il suo significato
autentico proprio in quel vincolo “necessitato” che è la regola. Già John Locke
diceva che “senza la legge non si può
essere liberi”, ma le leggi devono permettere il dispiegarsi della libertà.
Sono semmai le “catene” che limitano la
dignità personale e quella collettiva
(la giustizia sociale) ad essere liberticide.
Sotto questo profilo, a volte anche le leggi, contribuiscono a limitare la libertà e a impedire la giustizia sociale.
Sotto
questo profilo, credo sia doveroso esprimere un dissenso fermo, ma ragionato e aperto al confronto, rispetto ad
alcuni punti della riforma costituzionale che andremo a confermare o a
respingere entro fine anno con il referendum.
Riflessioni
di merito che affronteremo nei prossimi capitoli.
Euro
Mazzi
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