Prossimamente
i vari Consigli Comunali dei Comuni soci di Acam saranno chiamati a deliberare in
merito a una “prospettiva
di aggregazione”, cioè alla fusione per incorporazione delle società
del Gruppo con un soggetto “industriale” più grande; in poche parole si deve
decidere di mettere la parola “fine”
alla storia di Acam attraverso la sua liquefazione in altra Azienda.
Si tratta di un “passaggio” importantissimo, poiché nel bene o nel male Acam ha
seguito l’evolversi economico dell’intera Provincia e ne ha segnato la sua evoluzione;
il Gruppo Acam si è formalmente costituito nei primi anni 2000 attraverso la
trasformazione prima in società per azioni e poi in holding, ma la sua storia è più remota, potendosi rintracciare i
suoi antefatti all’inizio del novecento.

In
questi ultimi anni l’attenzione dell’opinione pubblica si è focalizzata sul
Gruppo Acam per la sua profonda crisi economica-finanziaria sfociata nel
ricorso alla procedura concorsuale di “ristrutturazione del debito” (ex art.
182 bis della Legge Fallimentare, accordi omologati in data 19/7/2013 dal
Tribunale di La Spezia).
In
questo contesto, l’importanza di questa “prospettiva di aggregazione” non pare essere colta
in modo sufficiente: mancano analisi di merito, il dibattito è scarso, lo “scontro”
politico sulla proposta o sulle possibili alternative è al momento quasi
inesistente, con il rischio però che con la prossima tornata elettorale
amministrativa del Comune capofila di La Spezia si produca un’improvvisa accentuazione
del dibattito, ma di tipo puramente polemico ed elettoralistico.

Iniziamo,
quindi, ad esaminare la proposta di delibera nei suoi aspetti salienti per
coglierne le problematiche più importanti, al fine di delineare alcuni aspetti
della vicenda che devono essere conosciuti, approfonditi e discussi con attenzione.
La
proposta di delibera riporta il seguente oggetto: “Piano industriale del Gruppo Acam – prospettiva di aggregazione ed
indirizzi – approvazione”; quindi la “prospettiva di aggregazione” è inserita e collegata
ad un Piano industriale: “volto ad
individuare gli aspetti industriali di
miglioramento dei servizi pubblici a gestione del Gruppo, ed in particolare
il servizio idrico integrato, per il tramite di ACAM Acque ed il ciclo
integrato dei rifiuti, per il tramite di ACAM Ambiente”.
A
giugno 2016 il Gruppo Iren aveva recapitato alla dirigenza del Gruppo Acam una manifestazione
d'interesse (cioè una disponibilità ad essere invitati a partecipare ad una gara
per l’aggiudicazione di un progetto di incorporazione). In data 24/6/2016 con
Delibera della Assemblea di coordinamento dei soci di ACAM veniva dato mandato
esplorativo all’Amministratore Unico di Acam per mettere a punto un piano di
fattibilità sulla concreta prospettiva di un percorso di aggregazione di Acam con
altra multiservizi pubblica o a controllo pubblico, approfondendo in
particolare gli aspetti normativi, economico-patrimoniali, finanziari e
industriali della suddetta prospettiva.
Nella
successiva Assemblea dei soci di Acam del 19/10/2016, l’Amministratore relazionava
in merito, indicando come possibile una operazione aggregativa, consentita e
favorita dalla normativa in essere (comma 2 bis, articolo 3-bis del D.L.
138/2011) a valle dell’approvazione di un iter di pubblicità ed attuazione di
un piano industriale da approvarsi da parte dei consigli comunali degli enti
locali soci.

Occorre
essere subito chiari: l’allegato n. 1 alla delibera è un elaborato di 37 pagine
denominato “Piano industriale del Gruppo ACAM” che risulta però essere: a)
solo una sintesi del vero e reale Piano, che probabilmente è molto più
sostanzioso sia nel numero di pagine, ma soprattutto di analisi, dati,
considerazioni ed elaborazioni; b) un elaborato in alcuni punti poco
comprensibile, non omogeneo e scarso di valutazioni.

Analoghe
considerazioni vanno fatte per un altro allegato alla delibera (denominato “Memo
a supporto del processo di delibera Piano industriale e stima del valore”),
un elaborato di 6 pagine nel quale viene sintetizzata la valutazione del valore
aziendale del gruppo Acam, quale valore da porre a base d’asta,
riconosciuto pari a 58 €milioni. Si tratta probabilmente di una sintesi di una
più ampia relazione estimativa (redatta da PricewaterhouseCoopers Advisory Spa);
questa sintesi presentata ai consiglieri permette solo di capire che il valore
stimato di Acam è di 58 €milioni, ma non di comprendere con quale ragionamento
e con quali dati si è determinato questo valore.

Con
l'operazione di fusione si deve calcolare il “rapporto di concambio”,
ovvero, il fattore di conversione con cui si stabilisce quante azioni della
nuova società può ottenere un azionista di una delle società "fuse"
in cambio delle vecchie azioni da lui possedute. Ma non solo. Qualcuno dei vecchi
soci di Acam (per es. Fosdinovo e Pontremoli) potrebbero decidere di vendere le
proprie quote incamerandone la corrispondente liquidità.

In
sostanza, con questo tipo di "sintetici" elaborati i Consiglieri comunali devono deliberare il mandato ad Acam di indire
un avviso pubblico (bando di gara) per “la
selezione di un operatore economico al fine di addivenire ad una operazione di
aggregazione societaria ed industriale”, sapendo che: a) il Gruppo Acam ha
un valore base di 58 €milioni (base
di valutazione della proposta economica dell’offerente); b) Acam valuterà la “capacità dell’operatore di raggiungere gli
obiettivi (indicati nel Piano industriale), anche prevedendo la valutazione dei minori impatti tariffari che lo
stesso potrà garantire” (base di valutazione della proposta qualitativa
dell’offerente).
In
conclusione, l’approccio
a questa problematica assai importante avviene sulla base di una “sintesi informativa”
assai accentuata e poco chiara e con un’ampia delega valutativa alla dirigenza
Acam, mentre il Comune di Spezia (azionista più importante con il 35,52%)
si ritrova a pochi mesi dalle proprie elezioni amministrative ... una situazione
potenzialmente preoccupante …
Euro
Mazzi
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