

Tutti
hanno indicato come perdente il PD,
mentre M5S e Centrodestra si sono
proclamati vincitori; questa sintesi è errata perché risulta essere una “semplificazione”
rispetto ad uno scenario complesso e articolato che si è aperto, ma è
soprattutto “esagerata” perché in realtà si dovrebbe parlare solo di “successo”
o di “mancato
risultato” (cioè di incremento/decremento di voti rispetto alle
precedenti consultazioni).
Certamente
è fuorviante parlare di “vittoria”,
in quanto è un concetto più appropriato solo quando gli esiti elettorali
consentono di poter dar vita ad un
governo; infatti, sia M5S che Centrodestra sono solo arrivati primi (sic!!!), ma da soli
non possono costituire un governo senza dover appoggiarsi su altri
deputati/senatori eletti in altri schieramenti. Occorre, infatti, ricordare che
per ottenere una maggioranza parlamentare occorrono almeno 316 deputati e 161
senatori; data la situazione scaturita dalle elezioni 2018 al M5S mancano 95 deputati e 49 senatori, mentre
al Centrodestra mancano 56 deputati
e 26 senatori.
Dunque,
sia M5S che Centrodestra devono fare
accordi con singoli deputati/senatori o con gruppi parlamentari,
circostanza questa che era stata da tutti scartata prima delle elezioni e che
comporterebbe automaticamente un “compromesso”
sia sul programma di governo, che sulla stessa composizione dell’esecutivo,
nonché per le conseguenti nomine nei vari enti e società statali.

Mai
come in questa occasione risulta vera la circostanza che tutti gli eletti e
tutti i partiti sono egualmente “necessari”
per trovare una soluzione alla formazione di un governo, in caso contrario si
aprirà uno scenario di governo tecnico
di transizione in attesa o di nuove
elezioni o dello “sfaldamento” di uno dei gruppi parlamentari (il tipico
fenomeno del “cambio-casacca”). Tutti gli eletti dovranno fare “compromessi” rispetto alle promesse espresse
in campagna elettorale; forse è stato per questo prevedibile scenario che tutti
hanno fatto una gara a chi la “spara più grossa” (per esempio: “aboliamo … qualcosa”) non tenendo conto
dei vincoli economici e finanziari del bilancio statale; conseguentemente ogni
eletto potrà invocare questo necessario “compromesso”
per facilmente giustificarsi verso i propri elettori sui “diversi” (e a volte “opposti”
rispetto a quanto promesso) concreti provvedimenti che inevitabilmente si
dovranno adottare, incalzati sia dalla Comunità Europea che dalle istituzioni
internazionali, ma soprattutto dai “bisogni”
che i cittadini continueranno ad esprimere.

Nello stesso modo
occorrerà parlare di “responsabili”
per chi eletto in uno schieramento passerà ad altra sponda con l’intento di
dare un governo al Paese, mentre in passato le critiche erano feroci verso i “cambio-casacca”.
Altrettanto dovrà essere rivista l’attribuzione del rischio di un
condizionamento del voto da parte delle mafie, poiché in passato lo si
attribuiva “semplicisticamente” al
Centrodestra se risultava vincitore nel Sud … e ora come avranno votato e fatto
votare i vari “mafiosi” al sud, al centro e al nord?
Insomma,
questa tornata elettorale se riuscirà a produrre un governo, inevitabilmente comporterà
una “catarsi politica” (cioè una “purificazione”): chi ha “brandito” contro i
propri avversari di ieri certi slogan sulla “purezza
politica”, sull’onestà e sulla “rottamazione”,
oggi deve “sporcarsi le mani” se vuole governare … e questo sarebbe un
bene per tutti perché il “purismo politico”
è una caricatura piena di conseguenze nefaste (per esempio è all’origine dei
vari fondamentalismi e populismi).

Il
problema fondamentale italiano è che il “popolo” vota di volta in volta un
movimento/partito/coalizione guidato da “un uomo della
provvidenza” (per esempio: Berlusconi, Renzi, Salvini, Di Maio,
ecc.) piuttosto che le idee, i programmi, la coerenza realizzatrice e
comportamentale. Il sistema politico italiano è sostanzialmente “clientelare”: “ti voto perché mi hai dato o mi prometti di dare …”.
Sarà
dura, pertanto, proporre nuove offerte politiche senza un personaggio trainante; sarà impossibile uscire da questa “palude”
politica se non si supera questo modo “clientelare”
di intendere la politica. Purtroppo. E allora … qualcosa nascerà … si spera.

Gramsci
riteneva la “catarsi” come un passaggio
politico fondamentale dalla: “necessità
alla libertà. La struttura da forza esteriore che schiaccia l’uomo, lo assimila
a sé, lo rende passivo, si trasforma in mezzo di libertà, in strumento per
creare una nuova forma etico-politica”.
Bisogna
ripartire dai valori e dai principi
ispiratori; occorre premiare la visione
programmatica; è necessario che un politico dimostri impegno e dedizione, abbia esperienza
e competenza, oltre a sincerità e
onestà.
E
allora (permettete l’auto-citazione) non possiamo non fare notare che è proprio
questo lo scopo di questo blog: “Abbiamo
l’obiettivo di rimettere al centro dell’impegno politico le competenze, lo
studio attento delle questioni, l'analisi e il tentativo di comprensione, la
valorizzazione del pensiero e delle esperienze, restituendo passione alla
politica. Cerchiamo di fare luce sulle decisioni e sulle pratiche di governo
locale (Comuni e Regione), ma anche sui centri del potere presenti nel
territorio” … appunto.
Euro Mazzi
I
precedenti post:
1)
HYBRIS”
E IL RENZISMO …: QUI2) NEMESI RENZIANA …: QUI
3) IL POPULISMO DEL PDRenziano: QUI
Altri
post sull’argomento:
-
IL
VALORE DEMOCRATICO DELL'ALTERNANZA: QUI- REFERENDUM LAVORO 2017: RISCHI E OPPORTUNITÀ: QUI
- NO … è meglio!: QUI
- «UNA CLIENTELA ORGANIZZATA, SCIENTIFICA, RAZIONALE COME CRISTO COMANDA. AH, CHE COSA BELLA!» (V. De Luca): QUI
- LO STRARIPANTE “POPULISMO” DEL GOVERNO RENZI: QUI
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